Mercoledì 24 Aprile 2024

L’amore di cui non parla mai nessuno

Davide

Rondoni

Don Roberto era uno dei tanti, uno della maggior parte, della stragrande maggioranza dei sacerdoti che sostiene con la propria speranza e testimonianza la solitudine e la miseria umana. Gente che si offre a sostenere come può il disagio spirituale e materiale che dilaga in questo paese e nel mondo. Solo che i media amano parlare solo di preti come pedofili e maneggioni. Questo assassinio balza alla cronaca ovviamente mescolandosi con tante faccende ( il problema immigraziome eccetera) che però non devono nascondere l’essenziale, e lo scandalo vero. La questione su che cosa davvero ha mosso la mano assassina di un tizio a cui il prete aveva la mattina preparato la colazione, rimarrà comunque in fondo nelle oscurità del mistero del male. Lo chiamiamo raptus a volte, o follia per provare a circoscriverne, inutilmente, il mistero. Ma il dato evidente, direi quasi urlante, in questo evento è che don Roberto ha dato la vita per un altro, per gli altri. Ed è quello che fanno i preti, la stragrande maggioranza, ripeto, contro un modo di ritrarli spesso banale, fazioso e colpevole. Non lo fanno perché animati da buoni sentimenti o da quello spirito solidaristico spesso più retoricamente decantato che vissuto dagli stessi che ignorano i preti o li dipingono in modo banale. Danno la vita a Dio Padre per questo vivono la fraternità, e imitano, amandolo, Gesù, non lo fanno perchè sono bravi cittadini. Hanno una dismisura del cuore, una finestra nel cuore e nel corpo (dedito a Dio) che nulla ha che fare con le buone maniere o il senso naturale di solidarietà. Sono segni di una dismisura. In questa morte ingiustissima c’è tutta la verità di una parola che il vocabolario corrente prova a oscurare, la parola "vocazione". La parola che da sempre invece è al centro della vita cristiana. Vocati, chiamati amici da un Dio che ha dato la vita per gli altri. Fino al sangue se occorre, se capita.