Mercoledì 24 Aprile 2024

Internet super veloce, ma gli italiani non sono connessi

Lorenzo

Guadagnucci

La cifra è importante - 5,5 miliardi - e la soddisfazione del ministro Vittorio Colao per l’assegnazione di tutti i bandi previsti dal Pnrr per le reti digitali ad altissima velocità è certamente legittima, ma il dubbio è che sia prematura. L’Italia, come noto, non primeggia per la digitalizzazione dell’economia e della società: siamo al 20° posto fra i 27 paesi dell’Unione (Rapporto Desi 2022 della stessa Ue). Siamo deficitari in tutto – nella connettività, nei servizi pubblici, nelle imprese private – ma soprattutto nelle competenze della popolazione (i tecnici lo chiamano “capitale umano”): in questa specifica graduatoria scendiamo al 25° posto, davanti solo a Romania e Bulgaria, con un’ulteriore disuguaglianza interna fra regioni del Nord (anche loro, comunque, sotto la media europea) e regioni del Mezzogiorno.

Il Censis stima che in Italia 8,4 milioni di famiglie non dispongano né di tablet né di pc, il 35,1% del totale (ma nelle famiglie a reddito più basso si sale al 73%); quanto alle famiglie di soli anziani (sopra i 65 anni), quasi sette su dieci non sanno usare Internet. Bene, dunque, le infrastrutture e l’Internet veloce, ma la reale urgenza del nostro paese sembra un’altra, cioè l’effettivo accesso agli strumenti digitali. Il rischio è che le fasce deboli della popolazione, già in difficoltà, abbiano ancora più problemi a godere di servizi che saranno erogati per via digitale: nella sanità, nella burocrazia, nella formazione.

Abbiamo già visto, durante i molti mesi della didattica a distanza, il peso della disuguaglianza digitale: un conto è avere connessioni stabili, un pc o un tablet a testa (e magari spazi domestici adeguati), altro conto è doversi arrangiare con lo smartphone e la condivisione di connessioni traballanti. Possiamo dire così: le “reti velocissime” sono la risposta al “digital divide” visto dall’alto; un grande, innovativo, capillare progetto di sviluppo degli strumenti e delle competenze digitali – specie per gli anziani e le famiglie a basso reddito – sarebbe la risposta alle disuguaglianze digitali viste dal basso.