Giovedì 25 Aprile 2024

In un Paese normale la formazione dei prof è un dovere

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Elena

Ugolini

Lo sciopero generale indetto da tutte le sigle sindacali alla fine della scuola è legittimo, ma poco condivisibile. Non solo per i contenuti della mobilitazione, ma anche per i tempi e per la situazione generale che stiamo vivendo insieme ai nostri studenti. Il motivo più importante dell’astensione dal lavoro sta "nell’invasione di campo operata dal governo con il decreto legge 36 del 30 Aprile 2022". La richiesta è di "stralciare dal decreto tutte le materie di natura contrattuale", come, ad esempio, l’ obbligo della formazione in servizio dei docenti.

Se fossimo un Paese normale dovremmo chiedere che, al di sopra delle contrattazioni sindacali e al di là dei governi di turno, alcuni diritti e alcuni doveri che connotano una professione così importante come quella dei docenti, fossero determinati per legge. Com’è possibile pensare che una professione come quella di un docente possa non avere per legge un obbligo di formazione continua come accade in quasi tutte le professioni? Perché in Italia non esiste uno statuto giuridico dei docenti? Perché non esiste un codice deontologico?

Il contratto ha una natura pattizia, può declinare quel che la legge prescrive. Lo si fa per la legge che impone l’obbligo di formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e non si capisce perché non si dovrebbe fare la stessa cosa per la formazione in servizio di docenti a cui è affidato il futuro del nostro Paese. È solo un esempio per arrivare al cuore della protesta che chiede giustamente un rinnovo contrattuale e l’equiparazione degli stipendi agli standard europei. Perché i sindacati non chiedono di adeguare la situazione italiana a tutti gli standard europei? Dall’orario settimanale dei docenti, al periodo di ferie, dal sistema di selezione alla valutazione iniziale e in servizio, dallo sviluppo di carriera alla formazione continua dei docenti...

Su questi temi si gioca la qualità della scuola italiana. Il lavoro a piccoli gruppi è importante, sono fondamentali attività didattiche diversificate per valorizzare talenti e accompagnare fragilità, ma tutto dipende da un fattore di cui ci si dimentica sempre: la preparazione e la passione con cui i docenti si relazionano con i propri alunni. Meglio una classe di 25 studenti con un bravo insegnante che una classe di 15 con un docente non all’altezza. Meglio valorizzare gli insegnanti dal punto di vista professionale e salariale che tenerli in un limbo senza prospettive .