Venerdì 26 Aprile 2024

In campagna elettorale serve fair play

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Raffaele

Marmo

Non vogliamo arrivare a dire, come ci ha spiegato plasticamente un grande vecchio socialista, Rino Formica, che "la politica è sangue e merda". Ma immaginare che le campagne elettorali possano essere il tempo del fair play da educande ci pare davvero un’ipocrisia da "anime belle".

E così l’uscita con lo spot comune dei due candidati alla carica di governatore dello Utah è più un’operazione di marketing che un esito realistico dell’azione politica. Perché è vero che "si può essere in disaccordo senza odiarsi" e che, una volta votato, si può collaborare nell’interesse generale, ma da qui a ipotizzare una campagna elettorale "peace e love" ce ne corre. Insomma, per capirci, non è che per contrastare i toni truculenti di Donald Trump si deve arrivare a quelli dei figli dei fiori. Un conto è il contrasto dell’odio e degli odiatori, tanto più nella versione dei leoni da tastiera, un altro è ridurre la competizione democratica per il voto a una sorta di inciucio alla camomilla. La campagna elettorale serve, invece, anche come momento di confronto aspro e franco tra tesi contrapposte, programmi anche ampiamente divergenti, per non parlare della sua funzione come occasione per far venire allo scoperto lo scontro tra gli interessi sostenuti e portati avanti dai candidati. Tentare di sterilizzare la battaglia per l’ultimo voto comporta il rischio, concreto, di nascondere le divisioni aperte e di favorire, al contrario, gli accordi sottobanco e sottotraccia, magari delle forze più o meno occulte che stanno dietro i contendenti.