Mercoledì 24 Aprile 2024

Il testamento di Pablito Rossi per le figlie: "Rose rosse a ogni compleanno"

La moglie Federica racconta le ultime volontà del bomber Rossi: "È il suo modo per star loro sempre vicino"

Paolo Rossi, scomparso a 64 anni, con la moglie Federica Cappelletti

Paolo Rossi, scomparso a 64 anni, con la moglie Federica Cappelletti

Poggio Cennina (Arezzo) - L’amore infinito di un padre che resta anche oltre il buio e il silenzio della morte: a ogni compleanno un mazzo di rose rosse e un biglietto per le adorate figlie che il destino e una terribile malattia, contro la quale ha lottato con tutte le sue forze, gli hanno impedito di veder diventare grandi. Questo il ’testamento’ fatto da Paolo Rossi, l’eroe del Mondiale 1982 che ci ha lasciati lo scorso 9 dicembre. Un gesto tenero, una carezza per continuare a far sentire la propria presenza a quelle che lui chiamava le sue "principesse". A dare seguito alla volontà del campione, la moglie amatissima, Federica Cappelletti, con cui condivideva le giornate in famiglia e nel lavoro.

"La prima a ricevere le rose, il 26 gennaio – racconta Federica – è stata Maria Vittoria. Undici boccioli rossi come i suoi anni. Pochi giorni fa, il 6 maggio, è stata la volta di Sofia Elena che di anni ne ha nove. Quando ha letto il biglietto “Auguri principessa. Con tutto l’amore di sempre. Papà“, si è commossa. Paolo me lo ha fatto promettere nell’ultimo periodo quando, pur non arrendendosi alla malattia, si è reso conto che le cose non stavano andando come sperato. Gli ho garantito che lo farò sempre".

Un grande gesto d’amore.

"La sua preoccupazione più grande era proprio quella di non veder crescere le bambine. Di non poter più esserci nei momenti importanti della loro vita. Il primo figlio, Alessandro, è ormai grande, ha 39 anni. È un uomo. Siamo molto uniti e portiamo avanti insieme i progetti di Paolo. Compreso quello di mantenere in qualche modo viva la sua presenza con Maria Vittoria e Sofia Elena. La notte in cui ci ha lasciate, si è addormentato dopo averle salutate".

Che padre era Paolo Rossi?

"Molto presente, affettuoso, premuroso. Le accompagnava a scuola, a fare sport, insomma voleva esserci. Con Alessandro, nato nell’82 quando era nel pieno della sua carriera calcistica, non aveva potuto. Vivere una paternità come quella con le nostre figlie era tutta un’altra cosa. Gli piaceva giocare con loro. Anche nel periodo della malattia, quando era a letto, loro facevano i compiti con lui, tra coperte e lenzuola. Lo rendeva felice. Non c’è giorno in cui non rivediamo qualche video in cui eravamo tutti insieme. E quando le bimbe sentono il bisogno del padre, si infilano nella sua stanza e chiudono la porta per confidare a lui i loro pensieri, proprio come facevano prima...".

Sono passati cinque mesi dalla sua morte. Come si affronta la vita senza Paolo Rossi?

"Si va avanti come è giusto che sia ma è molto difficile. Il distacco da Paolo, dal suo sorriso, dalla sua positività è stato lacerante. Io e lui eravamo davvero insieme 24 ore su 24 perché oltre a condividere la famiglia lavoravamo anche insieme, tranne le poche ore in cui era impegnato in tv".

La gente, nel mondo, continua ad amarlo, ricordarlo.

"Sì, questo grande affetto di persone semplici ma anche campioni del passato e del presente ci sta aiutando molto anche a portare avanti i progetti ideati e condivisi con lui. Come la Paolo Rossi Foundation che nascerà tra poche settimane. E poi borse di studio internazionali per dare la possibilità a chi non ha mezzi di venire a giocare a calcio in Italia ma anche agli italiani ovviamente. Lavoriamo anche a iniziative a sostegno della ricerca oncologica, a progetti cinematografici ma pure alla produzione dei vini che amava e all’attività del resort che riaprirà tra poco".

Ha parlato di campioni che vi sono vicini.

"Qualche nome? Müller, Rummenigge, Zico e tanti altri che erano molto legati a Paolo. Mi scrivono spesso. Per i 40 anni dal Mondiale ’82 organizzeremo una partita importante: Italia-Brasile, forse a Vicenza, ma iniziative ci saranno anche a Perugia e in Vaticano".

C’è una sorpresa che Paolo Rossi, prima di lasciarci, ha riservato anche a lei?

"Sì. Un quadro. Un pittore di Vicenza gli aveva ritratto il volto. Lui gli chiese dipingere anche il mio per poterli unire. Io non lo sapevo. Pochi giorni fa l’artista me l’ha consegnato. È stata un’emozione fortissima".