Giovedì 25 Aprile 2024

Il sociologo: "Divieti e virus Nuova routine"

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di Letizia Cini

The day after. Come sarà? E come saranno cambiati i nostri comportamenti quotidiani? Dopo il passaggio del Coronavirus, niente sarà più come prima. Nemmeno quando sarà rientrata l’emergenza. "Torneremo a viaggiare, a goderci mostre e concerti, a fare sport. Ma lo faremo in modo diverso", anticipa Vanni Codeluppi, sociologo, docente alla Iulm di Milano e autore del saggio Come la pandemia ci ha cambiato? (Carocci editore).

Diverso in che modo, professore?

"La vita non sarà più la stessa, sarà molto differente da quella ante virus. Innanzitutto dovremo imparare a convivere con il virus, adeguandoci. Un po’come abbiamo fatto dopo gli attentati dell’11 settembre di vent’anni fa: ormai ci siamo abituati a subire controlli e lunghe code in aeroporto. Anche dopo il Covid-19 saranno inevitabili gli strascichi delle nuove restrizioni – controllo della temperatura corporea, l’obbligo di indossare la mascherina, il distanziamento sociale –, ma entreranno a far parte della routine della popolazione, che non li vivrà più come uno stravolgimento, ma come la nuova normalità".

Già... dopo un anno sembra strano vedere la gente che si abbraccia nei film.

"È così, ed è un bene. L’essere umano si adatta velocemente, è una peculiarità che ha contribuito alla sua sopravvivenza. La flessibilità è la dote che consente all’uomo di aggirare un ostacolo, trovando nuove soluzioni".

Cercandole anche nella tecnologia?

"Ovviamente, come in questo caso. Ed è forse l’unico aspetto positivo di questa pandemia. Se l’Italia da questo punto di vista era molto arretrata rispetto a tanti altri Paesi, oggi sono stati fatti passi da gigante. Riprenderemo a vivere quindi, ma facendo ancora moltissimo ricorso alla Rete. Difficilmente assisteremo a passi indietro. Ormai ci siamo abituati a fare acquisti on line, a comunicare con gli altri on line, a ordinarci il cibo, a dare gli esami; credo che questa trasformazione sia destinata a durare e a crescere, inevitabilmente. Per ragioni di costi anche, di comodità: tutta una serie di cose che prima si facevano in presenza ora saranno affidate a computer e cellulari".

Non c’è il rischio di chiudersi in un guscio?

"C’è la paura dell’altro, questo è indubbio: vedendo qualcuno che si avvicina mentre siamo in ascensore o in un luogo chiuso, ormai scattano alcuni meccanismi di difesa, è un abito mentale con il quale dovremo fare i conti".

Un meccanismo reversibile?

"Gli esseri umani sono fondamentalmente degli animali sociali, non possono fare a meno delle relazioni con gli altri. La pandemia ci ha impedito di fare proprio questo, rendendoci consapevoli del nostro forte bisogno degli altri mentre ci impediva di soddisfarlo. Come sempre succede in situazioni di crisi, la difficoltà ci ha avvicinato agli altri e ci ha fatto comprendere l’importanza della solidarietà tra le persone. Penso però che in questo caso ci troveremo di fronte a un effetto di breve termine".

Passata l’emergenza, torneremo a essere individualisti?

"Forse, ma con la consapevolezza che avremo insieme a noi un nuovo compagno di vita: il virus".