Giovedì 25 Aprile 2024

Il ‘reddito’ sposta ancora gli equilibri

Bruno

Vespa

Il Reddito di cittadinanza sconvolge più di sempre gli assetti politici e potrebbe avere un ruolo decisivo nello sgranare le distanze tra i partiti alle elezioni del 25 settembre. Giorgia Meloni ha detto che vuole abolirlo. In realtà, come ha chiarito a ‘Porta a porta’, vuole fare – come quasi tutti gli altri partiti – una netta distinzione tra assistenza a chi non ha reddito e non può procurarselo (un milione 600mila persone) e chi potrebbe ma non vuole (850mila persone). Ma la frase secca e “tremenda” sull’abolizione del sussidio ha trasformato di colpo Fratelli d’Italia in un partito centronordista, nella tradizionale vasca di coltura del Pd e soprattutto della Lega e ora anche dell’alleanza tra Renzi e Calenda. I sondaggi dicono che due terzi degli italiani sono contrari al Reddito, ma questa percentuale è molto diversa nel Sud e in particolare in Campania. Si comprende pertanto perché Giuseppe Conte abbia scelto Napoli come terra elettorale d’elezione e perché abbia portato il Movimento 5 Stelle a essere virtualmente di gran lunga il primo partito del Mezzogiorno.

Se le previsioni fossero confermate, avremmo almeno due conseguenze. La prima è la fotografia delle solite due Italie che noi ci ostiniamo a rifiutare. La seconda è che la spinta sudista porterebbe il M5s a un formidabile ruolo regionale, a una media nazionale superiore a quella della Lega e a un ruolo di spina nel fianco del Pd al quale lo scudo a sinistra di Bonelli e Fratoianni sembra servire assai poco. Poiché se andasse a palazzo Chigi difficilmente Giorgia Meloni potrebbe fare subito sfracelli, è immaginabile che molti allarmi verrebbero attenuati. Ma la cosa clamorosa è che cinque anni fa il Reddito portò il Movimento a guadagnare il voto di un italiano su tre e adesso ha ancora la forza per regolare i conti tra i partiti.