Giovedì 25 Aprile 2024

Il Qatargate scuote le istituzioni Ue Kaili destituita, commissario in bilico

Il parlamento ha cacciato la vicepresidente greca. Schinas si difende: "Nessun regalo, io sempre corretto"

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di Antonella Coppari

Lo spettro di uno scandalo ben più vasto di quello già emerso flagella Strasburgo. Ventiquattro ore dopo il grido d’allarme della presidente Roberta Metsola ("la democrazia europea è sotto attacco"), l’Europarlamento tenta di passare alle contromisure. La prima è la destituzione dalla carica della vicepresidente Eva Kaila, espulsa dal Pasok e sospesa dal gruppo dei socialisti e democratici (S&D), attualmente nel carcere di Haren a Bruxelles accusata di corruzione: la votano tutti senza esitare. C’è un solo no, quello del croato Mislav Kolakusic, e due astensioni (l’eurodeputata olandese Dorien Rookmaker e il tedesco Joachim Kuhs). Praticamente un plebiscito. Anche se il difensore della politica greca insiste "È innocente, non era a conoscenza dei soldi trovati a casa sua". Ma i cannoni sono puntati soprattutto sui corruttori, anzi sui presunti tali dato che il Qatar smentisce ogni responsabilità. Non ci crede nessuno: infatti il gruppo parlamentare di amicizia Ue-Qatar viene sospeso, con il presidente Jose Ramon Bauza che, ancorché non indagato, specifica di aver difeso i progressi sui diritti di quello Stato "ma senza aver mai ricevuto un solo euro". E viene rinviata in commissione la liberalizzazione dei visti, ovvero la possibilità per i qatarini di viaggiare nell’Unione utilizzando il proprio passaporto senza ulteriori requisiti per soggiorni brevi.

Rinvio per modo di dire: è certezza generale che si tratti in realtà di un rinvio sine die, insomma non se ne parlerà più. Basterà? Certamente no: ma prima di prendere altri provvedimenti a Bruxelles vogliono verificare lo ’stato del contagio’. Certo, è difficile immaginare che il Qatar pensasse di incidere sulla disponibilità nei suoi confronti di Strasburgo solo con un paio di parlamentari a libro paga. Ecco perché è palpabile da quelle parti il timore che lo scandalo si allarghi a vista d’occhio. Chi c’era racconta che nell’Euro-aula ieri tirava un’ariaccia, con la presidente del gruppo S&D, Iratxe Garcia Perez che ripeteva: "Sono casi singoli. Noi siamo i danneggiati". O il chiacchierato vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas che si difendeva tirando in ballo le istituzioni: "Sono stato sempre corretto: niente regali. Le mie dichiarazioni sul Qatar erano in linea con la commissione".

Messaggio ricevuto, visto che la presidente Ursula von der Leyen, tramite il suo portavoce, avverte che la fiducia nel suo vice "non è in discussione". In attesa della risoluzione che verrà votata oggi dall’Eurocamera e dell’annunciato giro di vite sulle lobby, a frenare le iniziative è anche la paura di rovinare i rapporti costruiti con Doha per la fornitura di gas in sostituzione di quello di Mosca. E lo stato del Golfo inizia già a mandare pizzini. "L’impronta dell’Italia al Mondiale è evidente: le sue aziende hanno contribuito alla costruzione degli stadi", sottolinea l’ambasciatore del Qatar a Roma, Khalid Yousjf Al–Sada. Come dire: se ci sono morti sui cantieri, sono responsabili anche certe imprese. E così, come un fiume carsico la commissione Ue d’inchiesta annunciata in aula l’altro ieri scompare nella nebbia.

A cercare freneticamente un modo per reagire non sono solo le istituzioni europee. Nel cortile di casa nostra la sinistra, e in particolare il Pd, ha un problema enorme. Lo scandalo lede profondamente l’immagine dell’intero partito. Dopo giorni di afasia, il Nazareno partorisce una linea che è la più prevedibile: noi siamo vittime, il danno fatto dai ’mariuoli’ colpisce noi più di chiunque altro. Lo dice chiaramente il segretario Enrico Letta: "Queste vicende fanno un danno all’Europa ma fanno anche un danno a noi e ai nostri ideali". Lo ripete la nota ufficiale: "Gli atti e le condotte che stanno emergendo sono di una gravità assoluta. Il Pd è parte lesa e si costituirà parte civile nel procedimento in corso e sarà inflessibile nei confronti di chi è coinvolto". Rincara il governatore emiliano e candidato alla segreteria Stefano Bonaccini: "La questione morale deve essere in testa alle nostre priorità". E Giuseppe Provenzano chiosa: "Uno schifo, chiediamo una commissione d’inchiesta". Più a sinistra, interviene il coordinatore di Articolo Uno , Arturo Scotto: "Quello di Antonio Panzeri (secondo la procura belga ras del giro di corruzione con la Kaili, ndr) è un tradimento dei nostri valori: siamo parte lesa".

Scontati in partenza gli attacchi comprensibilmente compiaciuti del competitor Renzi e della maggioranza che puntano il dito contro la "doppia morale" della sinistra. A sorpresa, però, la presidente del consiglio Giorgia Meloni non ha fatto alcun cenno allo scandalo nel suo intervento a Montecitorio nonostante proprio di Europa si parlasse. Se lo aspettavano tutti: un gol a porta vuota. Ha preferito evitare. Chapeau.