Venerdì 26 Aprile 2024

Il pretesto per alzare la tensione

Marta

Ottaviani

La Russia accusa, ma in realtà, con buone probabilità, è stata essa stessa a sabotare le condutture sommerse dei gasdotti Nord Stream 1 e 2. Solo le indagini in corso potranno chiarire la dinamica dei fatti, avvenuti in acque internazionali e questo particolare gioca a sfavore del Cremlino. Va poi sottolineato che per Mosca l’accaduto è un pretesto perfetto per alzare la tensione e che il danneggiamento delle pipeline risponde a un disegno di guerra non lineare che il Cremlino ha già applicato più volte in passato. L’obiettivo è giustificare un’azione sulla carta difensiva, in risposta a una provocazione, in questo caso rappresentata dal danno prodotto a un gasdotto chiave per le vie dell’energia. In realtà, però, si tratta di un’azione offensiva mascherata, che può portare a conseguenze molto gravi. Ma perché proprio adesso? La risposta è da cercare nel fatto che, fino a questo momento, l’annuncio della mobilitazione parziale e la minaccia dell’utilizzo dell’arma nucleare non avevano alterato il prezzo del gas. Non solo. L’Unione Europea, pur con qualche crepa al suo interno, sta continuando a tenere una linea dura sulle sanzioni. Mosca avrebbe due alternative. La prima sarebbe porre fine al conflitto. La seconda è andare al muro contro muro. Putin ha scelto quest’ultima, nonostante i risultati sul campo di battaglia siano oltremodo deludenti, con buona pace dei messaggi assertivi che arrivano dal Cremlino e i risultati dei ‘referendum’ che si sono tenuti nelle zone dell’Ucraina occupate e che migliaia di russi stiano scappando dal Paese. Per continuare a tenere l’Occidente sulla corda e minacciarlo nella speranza che ceda, aveva bisogno di un gesto plateale, un (finto) attacco alla Russia che permetta a Mosca di rispondere. E che dimostra quanto quella contro l’Ucraina, in realtà, sia una guerra contro l’Occidente.