Venerdì 26 Aprile 2024

Il Pd congela la legge anti omofobia Ma non avverte i suoi candidati

A livello nazionale prevale il tatticismo, a Rimini due aspiranti consiglieri (uomo e donna) si scambiano gli abiti

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di Ettore Maria Colombo

Il “problemino“ che ha spinto il Pd (ma anche M5s e LeU) a non chiedere, nella conferenza dei capigruppo del Senato, la calendarizzazione del ddl Zan – tema, peraltro, uscito dalle battaglie identitarie del Pd in meno di un’estate, come un gelato che si scioglie troppo presto sotto il sole – è presto detto. Sono due, uno politico e uno di tattica parlamentare.

Il primo, quello politico, è che Letta non voleva fare brutta figura, sotto campagna elettorale, vedendosi affossare il ddl, di cui per mesi ha fatto una bandiera, dentro l’Aula perché, banalmente, senza Iv (che vuole riaprire la discussione sul testo), i giallorossi non hanno i numeri per far passare, da soli, il testo in Aula.

Il secondo, quello di tattica parlamentare, è che – come spiega uno dei senatori “lupi“ smaliziati che presidiano l’aula di palazzo Madama per i dem – "il primo voto sarebbe stato un emendamento preclusivo dell’intero testo del ddl che, se passa, affossa lo Zan". A tenerselo in canna è il solito Roberto Calderoli, mago leghista dei numeri come delle battaglie parlamentari. In pratica, il dispositivo Calderoli chiede di stoppare l’esame e tornare in Aula. "Se passava, lo Zan era morto", fanno notare dal Pd.

Poi, certo, c’è la propaganda di entrambi gli schieramenti, sull’argomento. Maurizio Gasparri (FI) attacca il centrosinistra, dicendo che "sanno che è una norma impopolare, ecco perché l’hanno accantonata". Dal canto suo, Monica Cirinnà, senatrice Pd in prima linea sui diritti civili, parla di "una decisione saggia", ma "non legata al merito dei contenuti del ddl ma per due ragioni. Il Senato, in questa fase, è ingolfato, tra le due riforme della giustizia legate ai fondi del Pnrr da chiudere e la sessione di bilancio che inizia, al Senato, il 15 ottobre. Inoltre, l’acuirsi della campagna elettorale, che rende le posizioni ideologiche, finendo per stritolare un testo che si occupa di crimini d’odio contro le persone".

Uscendo, però, dalle aule parlamentari ci si trova con comportamenti che, dentro il Pd, sembrano ispirati dalla ‘filosofia’ di chi il ddl Zan lo vuole veder approvato "subito, così com’è" (Letta dixit) come dimostra il caso raccontato, ieri, sulle cronache di Rimini del Resto del Carlino. Con una foto che ha smosso le coscienze e che è subito diventata virale sui social, Edoardo Carminucci e Annamaria Barilari, entrambi candidati nelle fila del Pd di Rimini a sostegno del candidato sindaco, Jamil Sadegholvaad, parlano alla comunità Lgbt+ meglio di qualsiasi “tattica“. Nella foto, la Barilari, 49 anni, è vestita con un completo da uomo mentre Carminucci, che ne ha 22, indossa un abito da sera da donna con tanto di tulle. Perché – scrivono i due su Facebook – "i vestiti non hanno genere! Vogliamo andare oltre gli stereotipi di genere! Perché i vestiti, le scarpe, gli accessori sono e rimangono meri oggetti. Cosa è da uomini e cosa da donne? Decidiamolo noi!".

Piovono, ovviamente, le critiche, e non solo gli applausi dell’Arcigay – che parla di un’iniziativa dallo "spirito giocoso e giusta dose di provocazione e di una iniziativa importante ed esistenziale per molte persone", con il presidente Marco Tonti, a sua volta candidato e capolista di Rimini Coraggiosa – all’iniziativa dei due candidati dem. Due che al ddl Zan ci credono. Il Pd, oggi, meno.