Mercoledì 24 Aprile 2024

Il ministro tira dritto sugli ex Br "Sono come i terroristi del Bataclan"

Il guardasigilli francese: "Avremmo mai accettato che gli jihadisti si rifacessero una vita in Italia?"

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di Giovanni Serafini

I "rifugiati" italiani in Francia come i terroristi del Bataclan: il paragone è stato fatto ieri dal ministro della Giustizia francese Eric Dupond-Moretti durante un’intervista alla radio RTL.

"Noi avremmo accettato che un terrorista, ad esempio uno dei jihadisti del Bataclan, scappasse dopo il massacro per andare a vivere tranquillamente in Italia per una quarantina d’anni? Cosa ne pensa il signor Mélenchon? Sarebbe questa la credibilità morale della gauche?".

È stata una risposta fulminante alle tesi del leader della "France Insoumise" e alla tribuna che un gruppo d’intellettuali di sinistra (da Jean-Luc Godard a Costa Gavras, da Valeria Bruni Tedeschi a Annie Ernaux) ha rivolto al presidente Macron per chiedergli di non concedere l’estradizione degli ex terroristi: Eric Dupond-Moretti, 60 anni, penalista di fama, da 8 mesi ministro di Grazia e Giustizia, ha la parola pronta e una dialettica di ferro. Jean-Luc Mélenchon aveva definito "vergognosa" la decisione di arrestare i fuoriusciti degli anni di piombo, un tradimento alla promessa fatta nel 1985 da François Mitterrand: "Accoglieremo i transfughi - aveva detto - a condizione che non abbiano le mani sporche di sangue, che rinuncino alla lotta armata e rispettino le regole della Repubblica francese". È la famosa "dottrina Mitterrand", abbondantemente contraddetta dai fatti. "Mitterrand - ha replicato Dupond-Moretti - non ha mai garantito lo statuto di rifugiato, ha solo reso possibile la residenza in Francia agli ex brigatisti purché non fossero responsabili di assassinio. Prendiamo il caso di Cesare Battisti: da noi si professava innocente, ma una volta consegnato all’Italia ha ammesso di aver ucciso quattro persone. Ha preso bene in giro gli intellettuali della gauche francese e qualche importante quotidiano che lo sosteneva".

Di origine italiana per via di madre (Elena Moretti, emigrata dalle Marche), Dupond-Moretti ha la doppia cittadinanza francese e italiana ed è sempre stato molto sensibile al tema del terrorismo e della giustizia. "L’Italia ha il diritto di voltare pagina. La battaglia contro il terrorismo è una battaglia europea", ha affermato. È stato lui a preparare con l’omologa italiana Marta Cartabia i dossiers per l’arresto dei 10 ex terroristi (ma uno, Maurizio di Marzo, è sfuggito alla cattura) per i quali inizieranno domani le udienze in vista dell’estradizione.

Durante l’intervista il ministro ha raccontato un aneddoto riportato dalla Cartabia: "Nel 1979 venne ucciso in Italia un commissario di polizia davanti agli occhi del figlio, un bambino di 5 anni. Quest’ultimo, diventato uomo, venne una volta a Parigi per assistere a una partita. Sapete chi c’era, a pochi metri da lui? L’assassino di suo padre". L’episodio citato da Dupond-Moretti si riferisce all’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, ucciso il 13 marzo 1979 a Bergamo Alta nello studio medico in cui aveva accompagnato il figlio. Il killer era Narciso Manenti, uno degli ex terroristi arrestati venerdì scorso a Parigi: in Francia si era rifatto una vita, aveva sposato una francese e gestiva una società di servizi a domicilio.