Giovedì 25 Aprile 2024

Il mercato dove ogni centesimo vale Un bagno a 27 euro e il bijou vintage

Viaggio tra sconti e baratto. Ma c’è anche chi lo fa per salvare il pianeta: "Tutti dovrebbero comprare così"

di Viviana Ponchia

L’uomo esce portandosi via l’arredamento di un intero bagno a 27 euro: mobiletto laccato, specchio con le luci a incastro, tappetini, portarotoli. Sua moglie ha preso un set di posate in acciaio da dodici a 3 euro e in omaggio le hanno dato una minifriggitrice perché sono clienti affezionati. Caricano tutto nel bagagliaio della vecchia Punto, diretti verso una casa in affitto ancora più vecchia: "Ogni tanto una rinfrescata ci vuole". È il loro modo di farlo, l’unico.

Al Mercatino, interno cortile di via Grossi, sanno che il cartello non mente: "Siete nel posto giusto". Qui ogni centesimo vale. Vengono a comprare le scarpe, il divano, gli abiti. E lasciano in conto vendita pezzi di vita che non servono più, a oggi la poltroncina reclinabile che forse qualcuno acquisterà a 12 euro e una Pastamatic che dopo venticinque anni sembra nuova. Un paio di incursioni al mese, come qualcuno all’Ikea, con un occhio allo sconto del 50% che scatta dopo un po’.

Un altro mondo. Frequentato da gente come loro che esiste al risparmio ma anche da Anna, giovane signora bionda con cagnone nero, che ne fa una questione di principio: "Da anni indosso solo vestiti usati e in fibre naturali perché trovo ributtante intasare il pianeta con i resti del mio guardaroba". Tutto ha una seconda vita, anche le polacchine nere e blu con il tacco comodo che ha appena scovato nel settore scarpe, e non vede l’ora che arrivi l’autunno per metterle. Bisogna avere l’occhio allenato, non procedere a casaccio come turisti rintronati nel gran bazar di Istanbul, come me. Le scarpe stanno in fondo. Dopo le madonne di gesso, gli opuscoli per imparare a suonare il flauto dolce o dirigere una partita di palla nuoto, i pastelli profumati e il banco di scuola anni sessanta, reclinabile che, a 80 euro, è forse la cosa più cara in esposizione. Lì finiscono i salotti delle nonne, il contenuto delle scrivanie dei vecchi bambini, i ricordi incompresi e le follie come l’affetta-mela in alluminio eco-satin. E risorgono. Tornano in circolo perché se hanno resistito così tanto è perché sono fatti bene, e c’è chi li capisce.

Eleonora, alla cassa, conferma che questo posto senza aria condizionata, senza coerenza apparente, per molti è casa: "Abbiamo una clientela fissa, gente che passa anche tutti i giorni. E sarà il passaparola, sarà il momento, ma stanno aumentando. A occhio direi il 15% in più rispetto all’anno scorso". Sono le tre del pomeriggio. Nella corsia da cui potrebbero precipitare in qualsiasi momento un epilatore, un tritaghiaccio "bifine" o l’abat jour in vetro rosa (3.95: ma perché? È quasi bella) una signora sfoglia il futuro come se le giacche fossero margherite: "Pelle, eco-pelle, pelle". Potrei impegnarmi allo stesso modo? Farmi piacere questo vestito nero di lana a 11 euro?. "Se lo vedi su Vestiaire indossato da una modella danese probabilmente sì".

Giulia è stata mandata dal cielo per redimermi, non a caso fa la psicologa. Ha 25 anni, una deliziosa borsetta vintage appesa al gomito. Tocca le stoffe con dita sapienti, scruta le etichette. "Lo sai che ci vogliono 10 mila litri di acqua per fare un paio di jeans?". Ha iniziato per necessità, ne ha fatto una filosofia. "L’idea più sostenibile di tutte è smettere di comprare se non ce n’è bisogno, però questo è un buon compromesso". Sono sempre di più quelle come lei, eleganti e libere. "Questa borsa è di una qualità altissima ma ha un prezzo ridicolo. E questa giacca: 30 euro. Da Zara c’è identica a 80, però vuoi mettere il materiale". L’anno scorso ha comprato un meraviglioso cappotto di lana e cachemire: in una tasca ha trovato cento lire e una lettera d’amore.