Bruno
Vespa
La foto di Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini mentre sorvolano la Romagna alluvionata dimostra due cose: l’Europa c’è e i rapporti tra il presidente del Consiglio e quello dell’Emilia-Romagna sono eccellenti.
Bruxelles staccò un assegno di 600 milioni di euro nel 2021 per una alluvione tedesca più drammatica di questa e quindi c’è da aspettarsi una cifra comunque di qualche consistenza.
Il governo ha già stanziato due miliardi per l’emergenza distribuendoli tra famiglie, imprese e professionisti di ogni genere. Una cifra simile e così articolata a qualche giorno dall’evento catastrofico non fu stanziata nemmeno per il terremoto dell’Aquila.
Ma questa è emergenza ed è scontato che se ne occupi il presidente della regione anche se dopo il terremoto aquilano Bertolaso fu commissario per dieci mesi. Diverso e più scivoloso è il discorso sulla ricostruzione che impegnerà tanti miliardi e non pochi anni. Quando è coinvolta più di una regione in genere si sceglie un commissario terzo, come è avvenuto prima con Vasco Errani e poi con Giovanni Legnini dopo il terremoto dell’Italia centrale nel 2016-’17. Stavolta il grosso del danno è in Romagna, ma sono colpite anche zone delle Marche e un po’ della Toscana. Quindi è possibile (ma non è detto) che si scelga una figura super partes.
Si aggiunga un ragionamento politico, forse inelegante, ma realistico. Bonaccini è anche presidente del Pd e quasi certamente candidato alle elezioni europee dell’anno prossimo. Tra due anni si vota inoltre per le regionali emiliane. Un governo di centrodestra farà gestire a un leader della sinistra, seppure bravo amministratore, una cospicua quantità di miliardi senza alcun controllo politico centrale?