Lunedì 29 Aprile 2024

Terroristi in Francia, il giudice Salvini: "Processati senza garanzie? I verdetti erano ineccepibili"

Il magistrato si occupò dell’inchiesta sfociata nella condanna di Ventura, uno dei fuggitivi "Non si dovrebbe parlare di contumacia, ma di una scelta di latitanza in beffa al nostro Paese"

Il giudice Salvini   "Processati senza garanzie?  I verdetti erano ineccepibili"

Il giudice Salvini "Processati senza garanzie? I verdetti erano ineccepibili"

"Le autorità francesi sembrano non comprendere la giustizia italiana. La loro è una decisione offensiva nei confronti delle vittime" attacca il giudice milanese Guido Salvini. "In quegli anni – ripete – non ci furono tribunali e processi speciali ma le normali Corti d’assise. Gli ex terroristi condannati, compresi i latitanti, ebbero pieno diritto di difesa e le normali garanzie giuridiche che avevano tutti i cittadini. Quei processi hanno avuto tre gradi di giudizio e prodotto sentenze alte come mattoni".

Salvini si è occupato a lungo di processi legati al terrorismo in Italia, compreso quello che per la morte del vice brigadiere Antonio Custra, ucciso a Milano nel maggio del ’77, portò alla condanna anche di Raffaele Ventura, oggi 73 anni, ex Formazioni comuniste combattenti. Ventura è uno dei dieci fuggitivi che resteranno definitivamente a Parigi: avrebbe dovuto scontare 20 anni di carcere.

"La Cassazione francese – spiega il giudice – ha confermato il verdetto della Chambre d’accusation che aveva negato l’estradizione perché i dieci ex terroristi, quasi tutti responsabili di omicidi in una guerra dichiarata solo da loro, erano stati giudicati a suo tempo in contumacia".

La Francia non riconosce processi celebrati in assenza dell’imputato.

"Però non si dovrebbe parlare di contumacia, ma di una scelta di latitanza visto che per trent’anni quelli si sono fatti beffe della giustizia italiana stabilendosi indisturbati in un Paese vicino, legato al nostro da tanti vincoli ma che non ha compreso il suo desiderio di giustizia. E poi nelle motivazioni del primo verdetto si accenna a ragioni “private e familiari“ degli ex terroristi, che avrebbero avuto la vita sconvolta da un’estradizione dopo tanti anni. Però non c’è rispetto per i familiari delle vittime che ebbero, loro sì, la vita sconvolta senza alcuna colpa tanti anni fa".

Vista l’età e le condizioni di salute di alcuni ex terroristi, si sarebbe trattato più che altro di una riconsegna dal valore simbolico.

"Non si trattava certo di far rivivere gli anni di piombo. L’estradizione avrebbe avuto il risultato, fortemente significativo sul piano etico, di costringere i condannati a rientrare nel Paese da cui erano fuggiti dopo i loro crimini".

Forse sono passati davvero troppi anni.

"Non dubito che tutti abbiano abbandonato da molto tempo le scelte passate, ma la giustizia italiana ha già dimostrato di essere perfettamente in grado di comprendere il distacco da queste scelte. Tutti gli ex terroristi condannati negli anni ‘80-‘90 hanno goduto, nel corso del tempo, di ampi benefici penitenziari e sono tornati in libertà. Un trattamento ragionevole da cui anche i fuggiaschi in Francia non sarebbero stati certo esclusi".

Anche l’ex di Lotta continua Giorgio Pietrostefani, dunque, non tornerà in Italia. Una pietra tombale sulla possibilità di conoscere qualche verità in più sull’omicidio del commissario Luigi Calabresi.

"Quell’omicidio, pur dopo tanto tempo e una verità giudiziaria, sembra ancora sospeso nel presente. In realtà non sappiamo come venne deciso e organizzato. Una verità che Pietrostefani ben conosce e che si è sempre rifiutato di offrire, sottraendosi ad una scelta civile e morale che chiuderebbe finalmente almeno quella pagina e forse potrebbe avere un effetto a catena su altre pagine oscure di quegli anni".