Giovedì 25 Aprile 2024

Il geniale distruttore che ci liberò

Cesare

De Carlo

Michail Gorbaciov, ottavo e ultimo presidente sovietico, è morto. E, da anti comunista viscerale, me ne rammarico. Gorbaciov ci ha regalato la disintegrazione di un impero in cambio di niente. Ha dissolto il comunismo volendolo salvare. Ha reso orfani i compagni di fede in Occidente. Ha consentito la riunificazione della Germania per un piatto di lenticchie. Ha assistito alla ribellione dei Paesi satelliti senza inviare i carri armati. Ha ammainato la bandiera con la falce e martello nel giorno di Natale – supremo simbolismo – del 1991. Gregor Gysi, ex leader comunista della defunta DDR, lo ha definito un "geniale distruttore". Esattamente. Ha distrutto tutto ciò che minacciava la libertà dell’Europa libera. Genialmente, cioè sistematicamente. Dobbiamo essergliene grati. E gli abbiamo dato il Nobel. Ha posto fine alla guerra fredda. Si è arreso a Ronald Reagan e Karol Wojtyla, senza dei quali la storia d’Europa sarebbe rimasta imbalsamata. Quanto ancora? È dibattuto. La Storia non si fa con i se. È un fatto però che l’Unione Sovietica stesse affondando nelle contraddizioni di superpotenza nucleare e nano economico. Più o meno come ora con il postcomunista Putin, anche lui vittima di illusioni. Gorbaciov si illudeva di riformare un sistema irriformabile. La sua perestroika e la sua glasnost, lungi dal liberalizzarlo, ne accelerarono e non ritardarono il collasso. Putin si illude di ricostituire la Grande Russia. Non vede (o non vuole) la figuraccia della sua Armata Rossa in Ucraina. E scarica la frustrazione del presente sul suo lontano predecessore. Lo considera un inetto se non addirittura un traditore. Gli vuole negare i funerali di Stato, che invece furono tributati a Boris Eltsin, l’uomo che in una notte, salendo su un carro armato pose fine all’agonia gorbacioviana e a 74 anni di comunismo. Ovvio l’odio dei comunisti nostrani.