Giovedì 25 Aprile 2024

Il G7 sfida lo zar: "Non vincerai". First Lady a Kiev, la mossa di Biden

Jill a sorpresa incontra la moglie di Zelensky. Il presidente ucraino al vertice: "Mosca lasci tutto il Paese"

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di Raffaele Marmo

Il G7 della vigilia della parata sulla Piazza Rossa è il G7 della sferzata allo zar. Lo è per la data scelta, lo è per i messaggi inviati e lo è per le prospettive che indica. "Le azioni di Putin coprono di vergogna la Russia e gli storici sacrifici del suo popolo": avvisano i leader dei Sette Paesi in collegamento. Sacrifici che videro la Russia, 77 anni fa, dalla stessa parte di chi mise fine all’orrore del nazismo, mentre oggi si ritrova dalla parte di chi "ha violato l’ordine internazionale basato sulle regole, in particolare la Carta delle nazioni Unite, concepita dopo la Seconda guerra mondiale per risparmiare alle successive generazioni la piaga della guerra". Ma – questo l’orizzonte dopo oltre due mesi di guerra in Ucraina – l’impegno dei Grandi del mondo affinché "Putin non vinca" rimane intatto, così come quello a sostenere l’Ucraina per difendere i suoi "confini internazionalmente riconosciuti".

E tocca allo stesso presidente Volodymr Zelensky puntualizzare "la ferma determinazione dell’Ucraina a proteggere la propria sovranità e integrità territoriale", affermando che "l’obiettivo finale dell’Ucraina è garantire il pieno ritiro delle forze russe dall’intero territorio dell’Ucraina e garantire la sua capacità di proteggersi in futuro". Il che fa cambiare verso all’interpretazione data sulla possibile cessione riconosciuta della Crimea. Ma la vigilia della kermesse putiniana è anche carica di altri simboli: "I cuori del popolo americano sono con le madri dell’Ucraina": incalza Jill Biden durante il suo viaggio lampo in Ucraina occidentale, dove abbraccia la moglie del presidente, Olena Zelenska, regalandole un bouquet di fiori e ottenendo parole di gratitudine: "Capiamo cosa significa per la first lady venire qui durante una guerra quando ogni giorno sono in corso azioni militari, dove le sirene suonano ogni giorno". Una visita che arriva dopo quella della speaker della Camera, Nancy Pelosi, e dei segretari di Stato e alla Difesa, Antony Blinken e Lloyd Austin, in vista di un possibile arrivo del presidente Usa. Certo è, però, che non è solo una giornata di avvisi e simboli quella che precede lo show di Putin. Dal G7 arriva l’annuncio di una nuova stretta anti russa con il divieto di "fornire servizi chiave da cui dipende la Russia", misure contro il settore bancario, lotta alla "propaganda di regime" del Cremlino, sanzioni contro le élite finanziarie russe e i loro familiari.

In gioco c’è, però, principalmente la progressiva emancipazione dall’energia russa, a partire dal bando dell’import del petrolio in modo "in modo tempestivo e ordinato". Peccato, però, che l’Ue fatica a trovare un accordo (politico e tecnico) proprio su questo capitolo: è slittato di nuovo il via libera dei rappresentanti permanenti dei 27 al sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, che comprende l’embargo graduale al petrolio russo. Non manca il tentativo di far seguire alla voce grossa il corollario di un’apertura verso il negoziato. Si fanno interpreti della linea il cancelliere Olaf Scholz e Mario Draghi. Il primo: "Sono profondamente convinto che Putin non vincerà e che l’Ucraina resisterà, ma non prenderemo alcuna decisione che porti la Nato in guerra". Il secondo: "Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina e andare avanti con le sanzioni. Ma dobbiamo fare ogni sforzo per aiutare a raggiungere quanto prima un cessate il fuoco e per dare nuovo slancio ai negoziati di pace".