Venerdì 26 Aprile 2024

Il Conte fantasma che lavora a fari spenti L’ipotesi: rifondazione totale dei 5 Stelle

L’avvocato, sparito dai radar, studia insieme a Grillo il rilancio del Movimento. Primo ostacolo: troncare i ponti con Casaleggio

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di Elena G. Polidori

Da oggi il Movimento 5 Stelle non ha più un leader. E non solo perché dell’ex premier, Giuseppe Conte, non si sa più nulla, ma soprattutto perché proprio oggi scadono i trenta giorni di proroga concessi dalla ‘base’ alla reggenza di Vito Crimi. Dunque, niente più Crimi reggente. E niente Conte. Il M5s è senza un capo politico.

Di Giuseppe Conte, si diceva, si sono perse le tracce, a parte la famosa foto che lo ritrae qualche giorno fa con Grillo sulla spiaggia di Bibbona e una privata postata ieri con il padre, per la festa del papà. Conte, però, lavora. Per se stesso e per il Movimento, "a fari spenti", perché non vuole tornare alla ribalta fino a quando il M5s non sarà saldamente nelle sue mani. E il lavoro di rifondazione grillina si sta dimostrando più difficile del previsto.

Il professore ordinario di diritto privato all’Università di Firenze è tornato a fare lezione ai suoi studenti, ma continua a frequentare il suo studio legale, dove tuttavia in questo periodo di occupa prevalentemente di consulenze private. La maggior parte del tempo – dicono nel Movimento – la passa a cercare di dipanare i tanti nodi irrisolti della possibile transizione grillina verso un nuovo soggetto politico.

Lunedì era a Roma, alla Camera, dove ha incontrato i capigruppo, poi si è spostato al Senato, quindi è andato con Vito Crimi da uno studio legale della Capitale, dove si sta cercando di dare una nuova veste allo Statuto dei 5 Stelle, visto che stavolta le regole del gioco dovranno essere chiare per tutti. Ma il vero problema di Conte prossimo leader, che sente Grillo "più volte al giorno ogni giorno", sostengono sempre fonti interne, è riuscire a liquidare Davide Casaleggio e l’ingombrante Rousseau.

Il figlio del fondatore pretende non solo il pagamento dei debiti dei parlamentari, ma anche una pesante cifra d’ingaggio per il prossimo periodo. Con Conte non si sono mai presi e l’ex premier vuole fare a meno dei suoi servigi, quindi si sta studiando una soluzione-ponte che consenta agli iscritti 5 Stelle di votare le modifiche statutarie, per svoltare senza passare per Rousseau. Forse useranno la Pec, la posta certificata, forse un altro sistema, ma dovrà essere blindato per evitare ricorsi. Il nuovo soggetto politico si doterà di una nuova piattaforma (costerà 1,5 milioni) per proseguire nella tradizione della democrazia diretta, ma prima si dovrà entrare in possesso degli elenchi degli iscritti (120mila persone). E Casaleggio quelli non li vuole mollare. Di qui la tentazione di Conte che vorrebbe "buttare tutto per ricostruire daccapo", addio M5s e avanti con un nuovo partito, un nuovo simbolo, nuovi obiettivi e 3mila euro al mese di donazione dagli eletti.

Grillo scalpita e Conte ha promesso che entro fine aprile nuovo Statuto e manifesto programmatico saranno pronti, ma è più probabile che tutto venga presentato per i primi di maggio. A giugno, comunque, tutto dovrà partire per l’inizio della campagna elettorale per le amministrative d’autunno, dove Conte vuole rinsaldare l’alleanza con il Pd. Nel frattempo, per Conte sarà complicato tenere insieme i gruppi parlamentari; in troppi temono per la rielezione; i grillini oggi veleggiano intorno al 1820%, ma anche se fossero mantenute nelle urne queste percentuali, col taglio dei parlamentari due eletti su tre perderebbero lo scranno. Un problema in più per Conte futuro leader.