Domenica 13 Ottobre 2024
PAOLO
Cronaca

Il campione controverso No Vax, irriverente e sbruffone Ma ora Djokovic è da record

Il serbo ha conquistato il suo 24esimo Slam della carriera, è il più grande tennista della storia. Dall’infanzia sotto le bombe al faccia a faccia con un lupo: il ritratto di un atleta che divide.

Il campione controverso  No Vax, irriverente e sbruffone  Ma ora Djokovic è da record

Il campione controverso No Vax, irriverente e sbruffone Ma ora Djokovic è da record

di Paolo

Franci

Il bambino e il lupo. No, non è una favola dei fratelli Grimm. E quel bambino, oggi, è il più grande tennista di sempre. Lo è dopo aver firmato il 24esimo Slam della carriera agli Us Open staccando ancor di più i due rivali di una vita, Roger & Rafa - Nadal e Federer - nella bacheca degli dei della racchetta. Il lupo? Lo ha raccontato proprio lui, Novak ’Nole’ Djokovic, tempo fa in un’intervista.

Il ragazzino serbo di dieci anni cresciuto sotto le bombe di una guerra folle, un bel giorno se ne va a spasso nella foresta. E lì incontra un lupo. Racconterà poi di non aver mai creduto alla casualità, perchè Nole è uno di quelli che credono nelle curve del destino: "Ci siamo guardati per dieci secondi, i più lunghi della mia vita; poi il lupo ha piegato a sinistra e se n’è andato. Provai una sensazione fortissima che non mi ha mai abbandonato: una connessione d’anima, di spirito. Non ho mai creduto alle coincidenze, e pure quel lupo non lo era. Era previsto".

Quel lupo Nole se lo porta dentro. Sempre. È per questo che racconterà nel corso della sua carriera, più di una volta, che ritrovarsi da soli a volte non solo è inevitabile, ma anche prezioso e necessario. La solitudine che si trasforma in forza e motivazione inseguendo una missione, piegando il tempo e gli anni che passano. "Sono rimasto connesso con quel lupo", dice richiamando un bel po’ – ad una prima lettura – alla letteratura sugli indiani d’America e al loro rapporto con gli animali. Già, ad una prima lettura perchè il lupo per i serbi è un animale sacro, un totem, un simbolo di tradizione per una nazione intera.

Ecco, guardando al lupo che Nole porta dentro di sè, si capiscono molte cose. L’insaziabile fame di vittoria. L’implacabile caccia all’obiettivo. Quella formidabile leggerezza atletica nel rincorrere la preda. Nole si è conficcato nel mezzo di una rivalità da leggenda e, per oltre un decennio, è stato considerato il terzo incomodo tra Roger & Rafa. Non un campione da inserire in questa rivalità, ma un intruso, un usurpatore, un blasfemo che ha osato violare il tempio. E invece lavorava per diventare il più grande di tutti.

Quante volte s’è beccato fischi che non ha mai compreso dal popolo dei Rogeristi e dei Rafaelisti? Gli è successo ovunque, anche quando avrebbe meritato l’ovazione per la sola colpa di essere un terzo incomodo. Non s’è mai piegato però. Ha sempre tenuto botta a volte andandosi a cercare le critiche più aspre in difesa del suo modo di essere uno che si spezza ma non si piega. Per dirne una: con la storia del vaccino che gli ha proibito l’Australia e poi gli Usa, s’è giocato chance di carriera, soldi, reputazione, anche. Non gliene perdonano una, considerando come viene trattata la gran parte dei mostri sacri dello sport. Un po’ se le cerca, è vero, un po’ la critica esagera. Ma lui ha le spalle larghe come quelle spaccate impossibili in campo a caccia di recuperi pazzeschi.

Lo chiamano The Djoker e mai soprannome fu più azzeccato. Ride, vince, scherza, imita, irride e poi finge di non averlo fatto come con il giovane Shelton agli Us Open (il gesto del telefono). I tennisti più giovani lo adorano, la critica spesso lo spacca in due cercando fuori dal campo ciò che in campo è impossibile da trovare, in mezzo a tanta perfezione. A volte però, bisognerebbe non dimenticare che il bambino che ha incontrato il lupo, ha visto anche il diavolo: la guerra. Ogni maledetta notte per un tempo che non passava mai. "Ho sentito le bombe ogni giorno - ha raccontato - Per un paio di settimane, siamo corsi verso i rifugi attorno alle 2 di notte. Ci svegliavamo, facevamo le valigie, piangevamo e poi scappavamo. È stato drammatico, perchè con il buio la paura aumenta a dismisura".