Venerdì 26 Aprile 2024

I grillini e le grandi opere, tra barricate e giravolte

Dicevano no alle infrastrutture ma hanno cambiato quasi sempre idea, dal Tap alla Gronda. Gli sfottò dem: "Ora ci votano pure il Mes?"

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"Vuoi vedere che, alla fine, dopo tante chiacchiere, questi, pur di restate attaccati al governo, ci votano pure il Mes?". I parlamentari dem irridono e deridono i 5 Stelle e le loro contraddizioni fumando, nel cortile della Camera, mentre attendono il loro turno per votare la fiducia al dl Rilancio.

In effetti, l’elenco delle Grandi Opere uscite dal cappello del governo, all’interno di un altro dl, il Semplificazioni, è impressionante: sono ben 47 e, tra queste, ce ne sono alcune su cui i grillini si erano detti, in passato, pronti a fare le barricate pur di non farle passare. La Gronda in Liguria, per dire, era tra queste. Si farà eccome, ma il Movimento 5 Stelle urlava da anni ai quattro venti il suo no alla "Gronda dei Benetton".

Ed ecco spuntare i Benetton, storica bestia nera dei grillini. La "revoca (delle concessioni autostradali ai Benetton, ndr) è ciò che politicamente mi interessa di più dal giorno del crollo del Ponte Morandi!" diceva Alessandro Di Battista, il 20 gennaio scorso.

Le cose non sono andate così. Infatti, se è vero che la sentenza della Consulta di ieri sera dice che "è stato legittimo escludere Aspi dalla ricostruzione del nuovo Ponte Morandi" (sollievo non piccolo, per il Movimento), è pur vero che il ministro ai Trasporti, Paola De Micheli, Pd, ha reso noto che il concessionario per i collaudi del nuovo Ponte sarà sempre Aspi, cioè Autostrade, cioè loro, i Benetton. Quelli cui i grillini volevano togliere tutte le concessioni. Barbara Lezzi, storica pasionaria dei 5 Stelle in terra di Salento, riconosce come il Movimento abbia "tradito" il mandato degli elettori: "Senza la revoca ad Autostrade, ci saranno gravi danni per la credibilità del M5s. Stiamo tradendo i familiari delle vittime. Affidare di nuovo il ponte ad Aspi è sconcertante".

Il guaio è che, proprio lei, la Lezzi, tuonava contro la Tap, il gasdotto che deve passare nel suo Salento. Per anni, in tutte le campagne elettorali aveva garantito – spalleggiata dal solito ‘Dibba’ – che "non appena andremo al governo, ci sarà lo stop, in 15 giorni, a quest’opera inutile e dannosa". Ebbene, la Lezzi, che al governo c’è andata eccome (ministro per il Sud nel governo gialloverde) si è dovuta presto rimangiare la parola data: "Non potevo sapere – disse la ministra in tv – che ci sono contratti sul gas che prevedono risarcimenti che partono dai 20 miliardi".

Infine, ovviamente, c’è il capolavoro della Tav. Certo, il Movimento 5 Stelle ha fatto persino spaccare il governo cui aveva dato vita insieme a Salvini, l’8 agosto del 2019, ma per un anno i grillini hanno ammiccato, tra imbarazzi e contraddizioni, a un sostanziale via libera all’opera (che non s’è mai fermata), facendo infuriare i valsusini, il famoso popolo no-Tav che, come i no-Tap, nei Cinque Stelle aveva riposto le proprie speranze. Speranze tradite anche in questo caso. "Vuoi vedere che, a settembre, l’M5s ci vota pure il Mes?" si danno di gomito, giustamente speranzosi, i deputati dem.