Mercoledì 24 Aprile 2024

Gli psicologi aiutino i virologi

Michele

Brambilla

Ieri l’altro, su un grande quotidiano, parlava uno di questi personaggi e nel titolo si assicurava che “le varianti sono un falso problema”. Capito? Per mesi ci hanno detto che erano “il” problema. E invece no, sono un falso problema. Sospiro di sollievo.

Ma son bastate ventiquattr’ore. Ieri mattina un altro grande quotidiano ci ha informato che c’è un allarme: contro la variante indiana i vaccini funzionano poco o nulla. Accidenti. Però dopo un attimo Franco Locatelli, che è il presidente del Cts e una delle poche persone serie, ci ha nuovamente rassicurati: dopo l’estate, probabilmente, il Covid non tornerà più. Ottimo. Ma ecco la ferale notizia, forse la più temuta: ai maschi che hanno avuto il Covid, c’è il rischio che non funzioni più. Lo dice un virologo. Ma subito arriva in soccorso un andrologo che tranquillizza: con il Viagra (è sempre Pfizer che ci salva) si risolve il problema.

C’è poco da scherzare. La pandemia è stata una tragedia e l’infodemia ha peggiorato la situazione: confondendo, disorientando, spaventando, terrorizzando. Passata la tempesta, passerà anche la tv dei virologi i quali, dopo qualche mese, cominceranno a non essere più riconosciuti per strada, e sarà allora il momento in cui gli psicologi dovranno farsi carico di una nuova emergenza sociale.

Ma sarebbe sbagliato prendersela con i virologi. La colpa è nostra, di noi giornalisti, che li abbiamo indotti in tentazione (e come diceva Oscar Wilde, l’unico modo per resistere a una tentazione è cedervi).

Questo articolo è dunque, soprattutto, un’autodenuncia, e un invito alla magistratura a processarci. I reati non mancano: dal procurato allarme alla diffusione di notizie false e tendenziose, atte – come si diceva una volta – a turbare l’ordine pubblico.