Mercoledì 24 Aprile 2024

Giustizia, la rivolta dei magistrati "La riforma cambi o scioperiamo"

In commissione giustizia a Montecitorio voti a rilento, ma l’accordo di maggioranza per ora regge

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di Antonella Coppari

Le toghe fanno rullare i tamburi di guerra. Quella riforma non s’ha da fare: promettono opposizione estrema, minacciano lo sciopero. "Contiene norme punitive che stravolgono la Costituzione e finiranno per ripercuotersi sul servizio offerto ai cittadini", accusano. "La politica procede senza parlare con noi: se non introdurranno modifiche, incroceremo le braccia". Bordate che cadono nel vuoto. Governo e maggioranza non vanno oltre quella che da sempre è la replica più dura: non c’è risposta. Neppure i 5stelle, almeno per ora, offrono sponde. Insomma, è l’opinione comune, i magistrati fanno la loro parte, non potrebbero dire altro. Avanti tutta.

Il silenzio si spiega facilmente: avendo trovato un difficile accordo, la guardasigilli non ha intenzione di rimettere ora tutto in discussione anche perché non c’è nessuna garanzia di poter poi ricostruire un accordo raggiunto già a fatica, con Italia Viva che lascia sul tavolo gli emendamenti mentre la Lega i suoi li ha ritirati, vota con il governo, anche se non ha sciolto la riserva sui due dell’opposizione che riguardano il passaggio di funzioni, tema referendario.

Il provvedimento in discussione in commissione giustizia a Montecitorio è complessivo, sull’ordinamento giudiziario, anche se molti punti sotto la lente riguardano il Csm. Per accelerare i tempi e farlo arrivare in aula martedì 19 (giorno scelto non a caso dall’Anm per stabilire le iniziative di mobilitazione), "oltre ad andare avanti ad oltranza, verranno contingentati i tempi", sottolinea Francesco Paolo Sisto, vice della Cartabia.

Ma qual è il succo dell’intesa? Intanto, lo stop alle nomine a pacchetto (cuore del caso Palamara): gli incarichi direttivi e semidirettivi si copriranno in base all’ordine di vacanza. Chiuse anche le porte girevoli: non sarà più possibile per i magistrati entrare in politica e poi uscirne mettendo di nuovo la toga sulle spalle. Qualora invece non ricoprissero una carica elettiva, ma un ruolo tecnico (capo di gabinetto e così via) possono rientrare nelle funzioni dopo un anno di ’freezer’ e tre senza occupare ruoli apicali. Da notare che ieri in commissione è stato bloccato da Palazzo Chigi e quindi respinto dalla maggioranza il cosiddetto emendamento salva-Garofoli – dal cognome del sottosegretario alla presidenza – presentato da Giusi Bartolozzi (gruppo Misto) sul divieto di cumulo dei compensi dei magistrati con doppio incarico (Iv e Fd’I hanno votato a favore).

Cambia pure il sistema di elezione del Csm: si estrarranno le corti D’Appello per formare i collegi elettorali e attenuare il peso dei gruppi organizzati nella magistratura acon un sistema maggioritario binominale e un correttivo proporzionale. Sarà poi possibile un cambio di funzione, ovvero un passaggio da giudice a pm e viceversa, e solo nei primi dieci anni nel penale, anche dopo nel civile. Infine, ci saranno le pagelle per le toghe: il fascicolo delle performance su quanti e quali provvedimenti ha preso in un anno, l’esito delle misure cautelari adottate.

Ed è questo uno dei punti che i magistrati contestano: "Solo la parola performance mi fa venire l’orticaria, urla Clelia Maltese (Anm di Palermo). Pollice verso pure sul cambio di funzioni: "È una separazione delle carriere mascherate", dichiara Salvatore Casciaro, segretario dell’Anm. Ma è l’impianto complessivo che suscita la levata di scudi generale, tale da far ventilare lo sciopero a molte correnti: da Autonomia e indipendenza ad Articolo 101. Difficile, però, ora che il governo accetti di tornare sui propri passi.