Mercoledì 24 Aprile 2024

"Giorni travagliati anche per me Ora le riforme, prima la Giustizia"

Il presidente giura davanti alle Camere riunite. Discorso duro nei contenuti, 55 applausi bipartisan. Grande spazio riservato alla magistratura, appello alla centralità del parlamento. Parola chiave: dignità

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di Antonella Coppari

Le voci della vigilia assicuravano che Sergio Mattarella, a differenza dell’altro presidente rieletto, Giorgio Napolitano, non avrebbe picchiato duro. Invece lo ha fatto, con il suo stile certo, senza prendere di petto nessuno, ma anche senza risparmiare niente sui due fronti chiave: la magistratura e il Parlamento. Vero è che il giuramento davanti ai Grandi elettori pone il sigillo su "giorni travagliati per tutti, anche per me", racconta. Ma, una volta accettato il bis "per timore che l’incertezza mettesse a rischio le prospettive di rilancio del Paese", il capo dello Stato vuol far capire che l’Italia ha un Presidente vero. Non ha limiti di mandato, tanto da dettare un’agenda per i prossimi anni.

E così, fa una rampogna coi fiocchi sulla Giustizia. Sia pur ricordando che l’autonomia e l’indipendenza non si toccano, e tuttavia proprio per proteggere questi principi bisogna "che la magistratura ritrovi un rinnovato rigore". Sì, perché gli italiani "devono poter nutrire fiducia e non diffidenza" verso l’ordine giudiziario. Non sono inviti generici: il presidente chiede senza giri di parole di portare a termine rapidamente le riforme, in particolare quella del Csm. "Deve svolgere la sua funzione superando le logiche di appartenenza", ovvero le correnti. E non è un caso che proprio ieri mattina Draghi e Cartabia si erano visti per discutere e accelerare quella riforma. Forse più severo il passaggio sul Parlamento: nel mirino non c’è il potere legislativo bensì il potere esecutivo, il governo, insomma lo stesso premier. Mattarella esalta la centralità del Parlamento: "Ha un ruolo cruciale, è il luogo dove si costruisce il consenso". Anche qui va sul concreto: quando afferma che deve essere messo in condizione di valutare i provvedimenti più importanti con tutto il tempo a disposizione, ha in mente quella legge di bilancio che è sfilata sotto gli occhi delle Camere senza possibilità di discuterla e di emendarla seriamente. Ed è forte l’altro monito, in cui chiede un "ricorso ordinato alle diverse fonti normative". La formula è dottrinale, la sostanza chiarissima: basta con la pratica dei decreti a valanga che hanno permesso ai governi di sostituirsi al Parlamento come istituzione legiferante.

Anche il governo Conte aveva presentato manovre all’ultimo momento, e la pratica di ricorrere a decreti senza i requisiti di necessità e urgenza è antichissima, sta di fatto, però, che l’esecutivo Draghi non si è differenziato in nulla. Chi si aspettava, insomma, un Mattarella schiacciato sul premier è rimasto deluso. Certo ha esaltato i risultati raggiunti da Draghi specie sul fronte dell’economia, ha ringraziato il governo per l’opera invitandolo a proseguire su quel solco ma quando si tratta dl funzionamento della democrazia sostanziale il presidente non sente ragioni di opportunità tattica.

Non si ferma qui. Nei 38 minuti di discorso – interrotti da 55 applausi – indica un programma a tutto campo. In cima – con vaccini ed emergenza sanitaria – ci sono le ferite sociali aperte: dai morti sul lavoro al dialogo con gli studenti, dalle diseguaglianze che frenano ogni crescita, al ruolo delle donne all’arretratezza del sistema carcerario. Pacifista, disegna una politica estera atlantista ed europeista: invoca un ruolo di primo piano per Italia e Ue nella crisi Ucraina che legge in chiave-antirussa: "Nessun popolo deve temere l’aggressione dei vicini". Su questi temi si tiene sulle generali.

Non perché voglia esibirsi in un esercizio di facile retorica, ma perché – attento a non esorbitare dai limiti delle sue funzioni – non intende dare indicazioni precise se non sulle materie di sua competenza. E tuttavia, l’insistenza con cui elenca i fronti sui quali bisogna intervenire per dare "dignità" al Paese segnalano la volontà di delineare, suggerire e proporre se non interventi specifici, certo un orizzonte di fondo. Alla fine tutti battono le mani. Molti però scegliendo furbescamente l’elemento che gli fa comodo. Nulla di più sbagliato. Quello che ha indicato Sergio Mattarella non è un elenco di buoni propositi, ma una prospettiva politica e omogenea. In nome della dignità.