Sabato 7 Giugno 2025
FILIPPO BONI
Cronaca

Garantita la continuità ai professori di sostegno. Sì alla scuola di umanità

Filippo Boni a sua diversità, i suoi silenzi, i suoi sorrisi, sono il dono più grande per la vostra classe e per...

Filippo

Boni

a sua diversità, i suoi silenzi, i suoi sorrisi, sono il dono più grande per la vostra classe e per la vostra vita". La maestra di sostegno del mio compagno di banco alle elementari aveva gli occhi azzurri, ma soprattutto era profonda. Io e lui, per quasi 14 anni insieme, dall’asilo alle scuole medie: il tempo in cui l’anima si forgia. Lui, due occhi luminosi e pungenti, lo sguardo gentile, la risata contagiosa e un grande dramma nel cuore: tetraplegico grave dalla nascita, a vita su una carrozzina. Inutile dire che è molto più ciò che lui ha dato a me di quanto io abbia dato a lui: "Tu guarda la metà che Dio gli ha lasciato, non quella che gli ha tolto", mi ripeteva la sua insegnante che per cinque anni non sostenne solo il nostro amico, ma educò una classe intera alla coltivazione della nostra umanità. Dopo 40 anni, non ho dimenticato lo sguardo perso del mio amico quando lei se ne andò e i suoi insegnanti iniziarono a cambiare tutti gli anni. Garantire stabilità e continuità nell’insegnamento di sostegno per gli alunni con disabilità è fondamentale, evita il turnover eccessivo che spesso compromette la qualità dell’inclusione.

Il Tar Lazio ieri ha respinto l’istanza cautelare promossa da Flc Cgil e Gilda-Unams contro il decreto ministeriale 32/2025, volto a garantire la continuità dei docenti a tempo determinato sui posti di sostegno per l’anno scolastico 2025/2026. Lo scontro nel mondo della scuola è stato aspro e difficile. Ma oltre l’equilibrio che andrà progressivamente trovato tra leggi e diritti, resta inscalfibile un principio: un bravo insegnante di sostegno instaura con un ragazzo disabile un reciproco rapporto fecondo fondamentale per lui e per i suoi compagni. Tutelare e garantire quel ruolo nel tempo, significa tutelare l’umanità dei nostri figli. Perché è del tutto inutile avere 110 e lode al termine del proprio percorso di studi se poi sei arido nel cuore per non aver mai avuto la fortuna d’incontrare una diversità che ti educa l’anima con il suo insegnante. Io e il mio amico, dopo quasi 50 anni, ce lo ricordiamo ancora.