
La premier rinsalda i rapporti con gli alleati Ue
Roma, 7 giugno 2025 – Se Emmanuel Macron è venuto a Roma per parlare per tre ore con Giorgia Meloni, vuol dire che nel mondo impazzito gli europei più importanti non possono fare a meno l’uno degli altri. Macron, debole in Francia, soffre la popolarità internazionale di Meloni, capo del governo più solido d’Europa. Ma cercare di allontanarla dal ‘salotto buono’ non ha alcun senso, visti gli eccellenti rapporti della presidente del Consiglio italiana con il cancelliere tedesco Merz e il primo ministro britannico Starmer.
I colloqui di Roma sono serviti a ricompattare il gruppo di testa nel momento in cui la guerra in Ucraina aumenta d’intensità e Trump ha praticamente rinunciato a fare da paciere. Il presidente degli Stati Uniti si ostina a non punire Putin, continua a mettere sullo stesso piano aggressore e aggredito: "Sono due bambini", ha detto ieri dimenticando centinaia di migliaia di morti. La clamorosa rottura con Musk non gli avrebbe giovato, se il padrone di Tesla è arrivato a dire che Trump era nei file di Jeffrey Epstein, l’imprenditore morto nel 2019 in carcere dove stava scontando una pesantissima condanna per abuso di minori. La pace ormai archiviata, almeno nei tempi brevi, rende inutili le distanze tra chi – come Francia e Inghilterra – vorrebbe mandare 20/30mila uomini a garantire la sicurezza dell’Ucraina e chi – come l’Italia – pensa che solo una minaccia Nato possa far desistere, forse, Putin dal passo fatale.
L’amicizia con Trump può imbarazzare in certi momenti Meloni, ma può essere utile all’Europa ed è anche rafforzata dopo che Merz ha superato gli esami nella visita alla Casa Bianca. Gli europei sono convinti che prima o poi la Russia li porterà alla guerra. Putin ha ancora in mente la ricostruzione della Grande Madre Russia incorporando l’Ucraina, che ne era il granaio, i Paesi baltici e la Moldova. È un disegno folle, ma purtroppo bisogna armarsi per contrastarlo e il governo italiano su questo è unito, anche se Salvini ne soffre per le sue posizioni pacifiste.
Non c’è nessuna ragione per cui la maggioranza non arrivi alla fine della legislatura con una scontata ricandidatura di Meloni, mentre nell’opposizione ancora ieri Conte ha ricordato che è presto per incoronare Elly Schlein come candidata alla premiership. Il centrosinistra vive legittimamente i referendum di domani e lunedì come una prova per dimostrare la forza dell’opposizione. Scontato il mancato raggiungimento del quorum, bisognerà vedere se i partecipanti supereranno o no la quota del 40 per cento. Sarebbe una bella soddisfazione politica, anche se Meloni ha messo le mani avanti dicendo che nemmeno una sconfitta alle prossime regionali ne rallenterebbe la marcia.