Lunedì 23 Giugno 2025
RITA BARTOLOMEI
Inchieste

Baby gang, il professore: cominciano a 12 anni. Sconvolgente gratuità della violenza

Romano Pesavento, presidente del Coordinamento nazionale docenti disciplina diritti umani, docente in una scuola di Lucca: “A 17 anni sono già influencer criminali. Dalle segnalazioni che riceviamo, il fenomeno è in crescita”

Baby gang, il professore: cominciano a 12 anni. Sconvolgente gratuità della violenza

Roma, 7 giugno 2025 - Romano Pesavento, presidente del Coordinamento nazionale docenti disciplina diritti umani, professore in una scuola di Lucca. Ha scritto: “Crimine e baby gang, è la nuova emergenza educativa”.

“Lo mette per iscritto l’ultima relazione della Dia, la Direzione investigativa antimafia. L’età media d’ingresso nel mondo del crimine si è abbassata drasticamente. A 14 anni i ragazzini riscuotono il pizzo, a 17 diventano ‘influencer’ criminali. Noi cerchiamo di tenere alta la guardia. La nostra associazione è sulla piazza da dieci anni per promuovere diritti civili e legalità”.

Romano Pesavento, presidente del Coordinamento nazionale docenti disciplina diritti umani
Romano Pesavento, presidente del Coordinamento nazionale docenti disciplina diritti umani

Segnalazioni da tutta Italia

L’ultima mappa delle bande giovanili stilata dal ministero dell’Interno vede una presenza dei gruppi in tutta Italia. “Noi riceviamo segnalazioni da ogni parte. E per l’intensità dei casi che ci vengono prospettati, la nostra conclusione è che questo fenomeno sia in crescita. Un po’ generalizzata, non c’è una prevalenza nel Centro Nord, il fenomeno esiste, eccome, anche al Sud. Prima di Maser, c’era stato un caso a Salerno”.

Baby gang, qual è l’innesco

Rapine, lesioni, atti di vandalismo: qual è l’innesco? “Credo ci sia un aumento della violenza, i ragazzi sono bombardati anche da giochi che girano sui social e che loro cercano di riproporre nella vita quotidiana. Vogliono sentirsi protagonisti, vogliono violare le regole della società. Così si forma il gruppo della baby gang, stiamo parlando anche di ragazzini che hanno 12 anni”.

Il peso dell’abbandono scolastico

Tra i fattori messi in evidenza da Transcrime, il Centro di ricerca sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica di Milano, c’è l’abbandono scolastico. “Andrebbero intensificate le politiche di recupero dei ragazzi, con azioni mirate”. Quindi come s’interviene? “La repressione non basta, questo è noto. Serve un’azione culturale, sociale, educativa. Noi abbiamo un’urgenza, quella di recuperare i ragazzi, anche attraverso azioni didattiche mirate, per evitare che abbandonino la scuola. Spesso in realtà molto periferiche questo lavoro è molto difficile”.

A questo link del CNDDU le info sull’attività del Coordinamento

La scuola si deve attrezzare

Eppure le analisi della polizia sulle baby gang ci dicono che i ragazzi non provengono per forza da famiglie disagiate. “Vero. Ma insisto, la scuola si deve comunque attrezzare. Quando questo fenomeno viene segnalato bisogna rispondere subito, attivando strategie specifiche per recuperare i giovanissimi. Faccio un esempio, giusto per far capire. Se oggi arriva un ragazzo difficile in una classe di venti ragazzi, il professore di sicuro avrà problemi a recuperarlo, perché quel ragazzo disturba e magari compie azioni violente. Servono subito strategie didattiche per tenerlo a scuola, bisogna impegnarsi subito a recuperarlo”.

Una sconvolgente gratuità della violenza

La gratuità della violenza sconvolge. La baby gang ti ferma per strada, magari ti chiede una sigaretta e alla fine ti massacra di botte. “Sicuramente il problema riguarda anche la sicurezza in generale. Anche il ministero degli Interni”. Le forze di polizia hanno fatto retate ovunque, eppure… “Insisto, le strategie devono essere integrate. Certamente, se si prende il fenomeno separatamente non si risolverà mai”. Bisogna ripetere lo schema d’intervento adottato per il cyberbullismo, suggerisce il docente. In quel caso “sono stati avviati protocolli tra scuole, ministero degli Interni e dell’Istruzione. Questo bisogna fare, mettere insieme tutti i soggetti che lavorano in quel settore. Altrimenti non si va da nessuna parte”.