Mercoledì 24 Aprile 2024

Roberta Siragusa, i funerali della 17enne uccisa a Caccamo

L'omelia dell'arcivescovo di Palermo: "Vita rubata. Perché?". Le amiche: "Scusaci, chiediamo giustizia". Il fidanzato ha tentato di darsi fuoco in carcere

I funerali di Roberta Siragusa (Facebook Comune di Caccamo)

I funerali di Roberta Siragusa (Facebook Comune di Caccamo)

Palermo, 4 febbraio 2021 - E' il giorno dei funerali di Roberta Siragusa, la diciassettenne uccisa e gettata in un dirupo alle porte di Caccamo (Palermo) il 24 gennaio scorso. E tutto il paese si è fermato per stringersi intorno alla famiglia della ragazza e seguire le esequie trasmesse in diretta streaming sui canali social del Comune. Saracinesche dei negozi abbassate, striscioni e cartelli con la scritta "Io sono Roberta" appesi ai balconi, ma soprattutto tanta commozione a cui non si sottratto nemmeno l'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che ha celebrato la messa nella chiesa della Santissima Annunziata.

Il video dei funerali

L'omelia dell'arcivescovo

L'arrivo della bara bianca in chiesa è stato accolto da un lungo applauso. Dietro la bara i genitori e il fratello della ragazza e subito dopo una gigantografia di Roberta. "Siamo qui, sconvolti. Senza parole. Dinnanzi al corpo di Roberta. Corpo martoriato. Sacrificato. Vita che ci è stata rubata", ha detto monsignor Corrado Lorefice aprendo la celebrazione. "Perché? Ancora una volta, risuona un grido: perché? Perché questo strazio indicibile inflitto ai cari genitori Iana e Filippo, al fratello Dario, ai familiari, agli amici, alla città intera?", ha aggiunto l'arcivescovo.

"Noi qui, stamattina, anzitutto la consegniamo a un Corpo che è stato anch'esso martoriato e ucciso: il Corpo crocifisso di Gesù di Nazareth - ha detto ancora monsignor Lorefice durante l'omelia -. Ucciso con violenza da uomini che non sapevano quello che facevano. Perché chiunque è violento non sa che la violenza ha la forza distruttiva di una bomba all'idrogeno: provoca una deflagrazione a cascata". "Nel costato di Cristo, aperto e trafitto con violenza, entrano tutti i cuori lacerati dalla violenza. I cuori lacerati dei familiari di Roberta. I cuori di noi tutti. Non abbiamo parole da darvi, sorelle e fratelli; solo un Corpo, un Cuore, dentro il quale piangere il dolore senza fine della vostra e nostra "piccola" Roberta così martoriata", ha detto ancora il prelato.

"L'uomo, dice la Parola di Dio ha due strade: quella della relazione e quella della violenza - ha detto l'arcivescovo di Palermo, che durante la messa si è commosso fino alle lacrime -. E oggi vediamo come la violenza abbia distrutto la bellezza di Roberta, la bellezza delle sue relazioni, la bellezza che lei aveva il compito di far crescere nel mondo. Senza parole. In certi momenti si vorrebbe solo stare in silenzio e piangere sommessamente un dolore indicibile, inaudito. Un corpo che aveva il fuoco della vita e si apriva al fuoco dell'amore è davanti noi, sfigurato dalle fiamme della violenza. E in questo corpo bruciato ci sembra che sia racchiuso il dolore di un mondo nel quale ancora domina la violenza". 

"La tua bellezza insanguinata e sfigurata, nel Crocifisso Risorto splenderà per l'eternità - ha continuato monsignor Lorefice -. Venite a Lui, al suo amore, alla sua misericordia, voi a cui Roberta è stata strappata: tu mamma Iana, tu papà Filippo, tu Dario suo amato fratello. Voi suoi amici. Solo nostro Signore, che è morto sfigurato nell'abbandono della croce, dopo aver squarciato con un grido il silenzio del Padre, solo Lui sa come starvi vicini - ha proseguito - Senza parole. Accogliendo il vostro silenzio e il vostro grido, la vostra ribellione e la vostra disperazione. Il vostro desiderio di riabbracciare per sempre Roberta. Di comunione eterna. Che solo Dio può dare".

Le amiche: "Scusaci per non aver capito"

Commoventi poi le lettere delle amiche, lette al termine della celebrazione religiosa. "Ti chiediamo scusa per non avere capito fino in fondo", ha detto le ragazze vicino all'altare e davanti alla bara di Roberta. "Il cuore è a pezzi, facciamo fatica a crederci, perché è inaccettabile una cosa del genere, una cosa che non doveva succedere, che stravolge la nostra esistenza. Roberta meritava di essere felice, di divertirsi, imparare, crescere, amare e vivere - hanno detto -. Sei stata strappata da questo mondo, da noi e da tutte le persone che ti vogliono bene, non riusciremo piu' a sentire il calore degli abbracci, la dolcezza del tuo sorriso". "Tu vivi e vivrai in eterno in noi - hanno aggiunto - nel cuore dei tuoi genitori e di tuo fratello, in coloro che ti amano. Porteremo vivo il ricordo della bellissima ragazza che sei, della tua gentilezza e della tua bontà d'animo, della tua voglia di vivere, della tua risata che non mancava mai. Ti chiediamo scusa per non avere capito fino in fondo, e chiediamo giustizia per te e per tutte le donne perché questo non capiti mai più".

"Ci rivolgiamo alle donne: non abbiate timore, parlate. Voi amiche, parenti, colleghe... denunciate se la vittima non è in grado di farlo. Il sentimento che si crede amore puo' essere una trappola grande: non siate indifferenti, non giratevi dall'altra parte". Sono state le parole di una cugina di Roberta a nome della famiglia. "'Io sono Roberta' significa combattere perché i femminicidi non si verifichino più - ha aggiunto -. Non permettete mai a nessuno possa di prendere il controllo della vostra vita, dei vostri pensieri e desideri. Siate desiderose di scoprire cosa è l'amore e insegnatelo, non possiamo fallire ancora. La morte atroce di Roberta ci deve fare riflettere. Farmi domandare: che cosa posso fare per la mia amica che si trova in questa situazione? Agire, agire in tempo. Da oggi dovremo impegnarci per impedire che tutto questo ricapiti ancora. Solo così potremo dare un senso a quello che è successo. Roberta sarai sempre con noi". 

L'autopsia di Roberta Siragusa

La salma della ragazza è tornata a casa dopo l'autopsia eseguita a Messina. L'esame non ha chiarito ancora del tutto la causa della morte, ma pare che abbia già escluso che la ragazza sia stata strangolata. Sono state confermate vaste bruciature nella parte superiore del corpo e sono stati prelevati campioni da alcune lesioni e dagli organi interni per effettuare gli esami istologici. 

Il fidanzato tenta di darsi fuoco in carcere

Indagato per il delitto è il fidanzato, Pietro Morreale, 19 anni, detenuto in carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Oggi il giovane - secondo quanto riferisce l'Adnkronos - ha tentato di darsi fuoco. Per questo motivo la direzione del penitenziario ha aumentato i controlli per impedire ulteriori eventuali gesti autolesivi . Sembra che il ragazzo abbia provato a darsi fuoco accendendo un cumulo di carta igienica con una sigaretta ma è stato salvato.