Venerdì 26 Aprile 2024

Fratelli coltelli allo specchio Di Battista insulta Di Maio: "Arrivista" E prepara l’alleanza con Raggi

Conte valuta se ricandidare il Cincinnato pentastellato ma teme di perdere peso nel movimento. Il ministro, pur di essere eletto, rischia di essere in lista nel "partito di Bibbiano", proprio a Bibbiano

David Allegranti

"Luigi Di Maio non ha un voto. Chi conosce il fanciullo di oggi, lo evita. Trasformista, disposto a tutto, arrivista, incline al più turpe compromesso pur di stare nei palazzi". Parola del "reporter" (si fa per dire) Alessandro Di Battista, che in un accigliato post su Facebook prende di mira l’ex compagno di partito. È lo stesso Dibba che nel 2019, a bordo di un’auto, varcava il confine per la Francia proprio insieme ad Ape Di Maio, alla volta di Strasburgo: "Io mi fido di Luigi anche alla guida. Sei un ottimo guidatore… (rivolto a Di Maio al volante, ndr). Stiamo andando a Strasburgo, siamo di nuovo insieme dopo qualche mese di distanza. Sono molto contento e fiducioso che si possano fare delle belle cose in Italia".

Qualche sorriso tirato, a dire il vero, c’era già. Comunque, l’autore di queste leggiadri parole è proprio Ale Di Battista, sempre pronto a denunziare le storture del potere; tranne, beninteso, quando va in Russia e dice che la gente non ha più fame perché pure da quelle parti hanno abolito la povertà, contrariamente all’Occidente brutto, sporco e cattivo.

Sembra sia passata un’eternità da quel 2019, quando Di Battista e Luigi Di Maio erano pronti ad assaltare l’Unione Europea ed era tutto un mulinare di gilet gialli. Eppure sono passati solo tre anni. Nel frattempo c’è da dire che molto è accaduto. Di Maio è uscito dal M5s per fondare Impegno Civico con Bruno Tabacci e si appresta a candidarsi con l’ex partito di Bibbiano (ah, a proposito: "La nostra comunità locale ha sofferto tanto e da Di Maio si aspetterebbe ancora delle scuse", dice all’Ansa il segretario del Pd di Bibbiano Stefano Marazzi).

Dibba invece potrebbe tornare in Parlamento purché - avverte Beppe Conte, disponibile a lanciare le "parlamentarie" - accetti di darsi una calmata. Ora, se c’è una cosa che l’ex deputato del M5s non è in grado di fare è appunto darsi una calmata. Eppoi, è appena partito per un tour per recensire le migliore autocrazie o dittature mondiali, per rientrare a Roma servono validi motivi. Come quelli che si è dato da solo. Il Conte che prova a romanizzare Dibba, come si fa con certi barbari, non sa con chi ha a che fare. Sicché, il sedicente scrittore già s’acconcia con Virginia Raggi a prendere in mano il Movimento e, di fatto, a scaricare Conte.

Per il partito di Beppe Grillo d’altronde sarebbe l’unica soluzione plausibile per ripulirsi dei troppi anni dentro il Palazzo. Il fondatore del M5s non a caso ha insistito perché venisse rispettata la tagliola dei due mandati parlamentari, mandando a casa persino chi a colpi di vaffanculo istituzionale aveva difeso le insegne dei Cinque stelle, da Paola Taverna a Carlo Sibilia. Troppi anni in Parlamento o al governo ti rintronano, dice Grillo, sputando sopra il prezioso professionismo politico (ma questi non sono tempi propizi per Max Weber).

Da questo punto di vista Dibba è una garanzia. Movimentista della prima ora, pronto a salire sui palco con il casco in mano e a consultare regolarmente idraulico e meccanico a Roma per prendere le grandi scelte strategiche, Di Battista non ha pietà nemmeno per gli ex amici. Come Di Maio, trasformista dell’ultim’ora, forse salvato proprio dal partito contro cui un tempo si scagliava: "Io col partito di Bibbiano non voglio averci nulla a che fare. Con il partito che in Emilia-Romagna toglieva alle famiglie i bambini con l’elettrochoc per venderseli, io non voglio avere nulla a che fare". Come si cambia, per farsi rieleggere.