Mercoledì 24 Aprile 2024

Flavia Rizza, da vittima di bullismo a simbolo. "Mi chiamavano balena"

Ora è testimonial: non chiudetevi, ditelo ai genitori

Flavia Rizza, 19 anni, da vittima di bullismo a testimonial

Flavia Rizza, 19 anni, da vittima di bullismo a testimonial

Roma, 25 febbraio 2018 - Flavia Rizza, 19 anni, romana del Dragoncello, vicino a Ostia. Vittima di bullismo dalle elementari alle medie, oggi blogger e testimonial della polizia postale. È successo ancora: sei grassa. E giù botte a una compagna di scuola 12enne. Cosa devono fare quei genitori?

«Mi piacerebbe andassero a parlare con gli insegnanti. Si deve intervenire a scuola, dove succedono le cose. Immagino che questa 12enne non frequenti fuori chi la tormenta. Anche per me era così».

Bisogna farsi aiutare.

«Noi ragazzi da soli non ce la facciamo, anche se ci mettiamo in testa il contrario. Abbiamo bisogno di una mano da chi ha più esperienza».

Denunciare serve?

«Sicuramente sempre e va fatto subito, nei casi di cyberbullismo. Con la nuova legge è molto più facile. Conforta sapere che i bulli non rimarranno impuniti».

Alle elementari le strappavano i quaderni e le spezzavano le matite. Lei era in sovrappeso per una malattia. Che nome dava a quel che le accadeva?

«Non capivo perché quei bambini ce l’avessero con me. Quando mi guardavo allo specchio non mi vedevo una cicciona o da meno di loro».

Alle medie la situazione si è aggravata.

«Gli insulti sono aumentati, mi spingevano giù dal marciapiede quando passavano le macchine. Allora ho capito che il problema era il mio aspetto fisico. O meglio: anche quello era un pretesto, come l’essere brava a scuola. Cercavano solamente un espediente per trattare male qualcuno. Non sono motivazioni vere».

Quando ha deciso, non ne posso più?

«Ci ho messo un po’. Solo dopo un paio di mesi ho detto a mamma e papà che non volevo tornare a casa da sola. Loro sono intervenuti subito».

Ma gli altri suoi compagni come reagivano?

«Facevano finta di non vedere. Penso che qualcuno non si metta in mezzo per paura di diventare vittima a sua volta. Ma c’è anche chi potrebbe fare qualcosa e non lo fa».

La chiamavano balena per le sue forme, mettevano in Rete le sue foto di spalle, hanno aperto falsi profili. Come ha trovato la forza per uscirne?

«Per fortuna in famiglia mi hanno sempre sostenuto, non mi sono mai sentita realmente persa o finita. I miei genitori e i miei fratelli stavano dalla mia parte, anche alcuni insegnanti. Poi non sono il tipo che si lascia abbattere facilmente».

In terza liceo ha incontrato la polizia postale. Oggi è testimonial contro il bullismo.

«Parlo con tantissimi ragazzi, racconto la mia storia. Mi sento utile, spero di poter dare una mano a chi non sa come comportarsi».

Chi sono quelli che cercano aiuto?

«Ragazzini ma anche mamme che vedono cambiare i figli. Qualche genitore si allarma, non sa che quella trasformazione potrebbe essere legata a prese in giro o maltrattamenti».

Lei si dimostra calma e sicura, ha un sorriso aperto. Che persona è diventata oggi?

«Sono tornata com’ero: socievole, espansiva. È stata una strada molto lunga. Era diventata chiusa, insicura. Da quattro anni studio teatro, mi ha aiutato molto ad aprirmi».