Giovedì 25 Aprile 2024

Finanziaria di guerra (e buon senso)

Gabriele

Canè

Fino a questa sera, almeno, è come la pallina della roulette: gira attorno alle caselle e ognuno spera che cada nel colore su cui ha puntato. La manovra finanziaria ai tempi dei governi di coalizione, cioè dal dopoguerra ad oggi, esclusi forse quelli di emergenza (Monti e Draghi), è sempre stata così: il rincorrersi e l’accavallarsi di proposte e pressioni identitarie, di bandiere e bandierine che ogni partito vuole piantare e sventolare. Figuriamoci ora che siamo freschi di elezioni, di promesse, ma nello stesso tempo con le tasche semi vuote, o meglio piene di debiti con un orizzonte economico grigio. Preoccupante. Quella che uscirà dal Consiglio dei ministri, non potrà non essere quindi che una finanziaria "di guerra", con i due terzi delle risorse vincolate dall’emergenza, cioè dal caro bollette, in cui delle idee forti del primo governo di destra centro (o viceversa) potranno esserci segnali, indicazioni, fondamenta, più che svolte o rivoluzioni vere e proprie. Ognuna avrà il suo marchio, ovviamente, a cominciare dal primo scalino post Fornero, con Salvini impegnato sulle multe e sul ponte dello stretto, Berlusconi sullo stop all’Iva per i generi di prima necessità, e la Meloni punto e puntello di equilibrio per una quadra tra i soldi in cassa e qualche primo segno positivo della sua presidenza, come uno stop al reddito di cittadinanza per chi sia povero solo di voglia di lavorare. Diciamo che se l’opposizione avrà vita facile nel rimarcare vuoti e incongruenze rispetto ai manifesti elettorali, la maggioranza avrà il beneficio dei tempi stretti, e dei margini economici strettissimi nelle scelte chiamata a fare. Con il probabile risultato di una manovra connotata, certo, ma in particolare dal colore del buon senso, con una mano che dà qualcosa a chi ha bisogno, e l’altra che fruga nelle tasche giuste. Per far cadere la pallina dell’azienda Italia fuori dalla roulette (russa) della crisi.