Mercoledì 24 Aprile 2024

Fermare subito i cantieri fuorilegge

Gabriele

Canè

Non è un colpo secco, come una pallottola che spacca il cuore. Ci vuole tempo per cadere da una gru alta qualche decina di metri. C’è il tempo per remare con le braccia nell’aria, per pensare. Forse c’è anche un attimo per pregare. È vero: non ci sono morti che valgono più delle altre. Soprattutto sul lavoro. Ma la fine dei tre operai di Torino, volati, schiacciati, è di quelle da far gelare il sangue. Come le statistiche che si allungano con la stessa cadenza regolare: tre, quattro persone che perdono la vita ogni giorno, di ogni mese e ogni anno. Numeri quasi sempre uguali, con qualche piccola variazione in più che fa gridare all’allarme, e periodi più fortunati che fanno pensare di essere sulla buona strada. Invece no. Tutto continua, e anzi in certi casi peggiora, magari proprio per il buon andamento dell’economia.

È il caso dell’edilizia, ripartita con i bonus e i suoi mille cantieri. In cui sono cresciuti di un 20% anche gli infortuni, probabilmente in proporzione con la maggiore occupazione del settore. Quello che si può dire fin da ora, però, e che vale sempre e da sempre, è che sul lavoro non si muore per caso. Forse può capitare per le vittime della strada, per chi va o torna dal lavoro, a loro volta conteggiati in questi elenchi, ma in fabbrica o in cantiere si muore perché qualcosa non ha funzionato. Il rispetto della legge, in particolare, delle norme di sicurezza. E se ieri l’Ispettorato del lavoro ha certificato che 9 imprese edili su 10 non sono regolari, beh, bisognerà che qualcosa cambi. In fretta. Che la trafila burocratico-sanzionatoria si accorci, ad esempio. Che un cantiere fuorilegge sia fermato immediatamente, multato, bloccato fino a quando non torni in regola. Che non ci sia nessun "bonus" per chi lavora in "malus". Ovunque. Il governo lo deve a quei tre angeli volati dalla gru, e ai 3-4 che ogni giorno non tornano a casa. Senza neanche un attimo per una preghiera.