Mercoledì 24 Aprile 2024

Femminicidio a Roma Lite al ristorante, poi gli spari Uccisa l’avvocata delle donne

Martina Scialdone, 35 anni, freddata all’uscita dal locale. Fermato l’ex compagno, un sindacalista 61enne. La legale aveva assistito vittime di violenza. Prima di morire si era nascosta in bagno per chiamare il fratello

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di Giovanni Rossi

Mai andare al presunto "ultimo appuntamento". Perché può diventare l’ultimo per davvero. Martina Scialdone, 35 anni, avvocatessa con forti competenze in diritto di famiglia, muore a Roma sotto i colpi di pistola dell’ormai ex Costantino Bonaiuti, 61 anni, ingegnere e sindacalista di Assivolo, geloso e possessivo e, come da copione, indisponibile a chiudere la relazione. Il secondo femminicidio del 2023 (dati Ansa) si consuma venerdì in viale Amelia, zona Appio-Tuscolana – quadrante sud della Capitale –, fuori da un ristorante a pochi passi dalla fermata Furio Camillo della metro.

La coppia in crisi conclamata si presenta al ristorante con obiettivi opposti. Lei propensa a troncare il rapporto ormai logoro; lui sordo ad ogni sollecitazione di ragionevolezza, e probabilmente già pronto alla follia del femminicidio, avendo con sé una pistola detenuta per uso sportivo. Una pistola, non fiori. Il colloquio tra i due, inizialmente pacato, altrettanto rapidamente degenera. A quel punto il proprietario del locale, anziché chiamare le forze dell’ordine, chiede alla coppia di allontanarsi per non disturbare gli altri ospiti. Stando alle prime testimonianze, la donna, prima tenta di nascondersi in bagno, ma poi, dopo aver contattato il fratello, accoglie la sollecitazione a uscire. Nessuna chiamata al 112, neppure da parte degli altri avventori, nonostante i continui spunti offerti dalla cronaca.

Una volta in strada, l’avvocatessa non ha scampo nonostante l’arrivo del fratello. L’ex (conosciuto come Costy dai familiari della vittima) estrae la pistola e fa fuoco. Martina muore poco dopo l’arrivo dell’ambulanza. La fuga in auto dell’assassino lungo via Tuscolana ha durata brevisisma. Le pattuglie della Squadra mobile intercettano l’uomo in zona Colle Salario-Fidene – quadrante nord capitolino – dove viene disarmato, arrestato e posto a disposizione dell’autorità inquirente. "Martina è morta fra le braccia del fratello, per fortuna Costy non ha sparato anche a lui – racconta Annarita, vicina di casa, subito accorsa –. Della sua relazione, in famiglia erano tutti scontenti. E anche Martina, dopo essere andata dallo psicologo, aveva capito che non era l’uomo adatto. All’inizio forse aveva visto in lui una figura paterna: viveva ancora con la mamma di 94 anni, nell’appartamento accanto al mio".

"Per me è morta una persona di famiglia", si dispera l’avvocato Giulio Micioni dello studio legale dei Parioli dove lavorava Martina –. Eravamo tutto il giorno insieme, un rapporto oltre la semplice professione. Martedì scorso eravamo andati a ballare al Piper per una festa. Due giorni dopo era stato il mio compleanno e avevamo festeggiato allo studio. Era sempre solare e sorridente". Tra gli elementi salienti di questo nuovo femminicidio, uno in particolare risalta: il fatto che neppure l’esperienza professionale metta al riparo dalle sottovalutazioni indotte dai sentimenti personali. "Martina si occupava di separazione e divorzi e quindi in questo ambito si trovava spesso anche di fronte casi di maltrattamenti. Era un argomento che conosceva", spiega Micioni, ancora incredulo.