Giovedì 25 Aprile 2024

Falciato in monopattino Preso il pirata: drogato e recidivo Gli era stata revocata la patente

La vittima aveva 33 anni. Al volante un ragazzo con precedenti e affidato ai servizi sociali. Già nel 2019 aveva urtato una macchina e un pedone, poi era scappato senza prestare soccorso

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di Annamaria Lazzari

e Nicola Palma

Al volante con la patente revocata. In un orario in cui era obbligato a restare a casa. E forse dopo aver assunto stupefacenti. Giuseppe D’Amico, pregiudicato di 29 anni nato a Palermo e residente nel quartiere milanese della Barona, non poteva essere lì, alla guida di una Bmw Serie 1 che aveva noleggiato con la formula del "leasing con riscatto". Invece c’era. E con quell’auto ha travolto e ucciso Juan Carlos Quinga Guevara, che stava andando a lavoro nel cuore della notte. Il drammatico incidente, il primo mortale a Milano per l’utilizzatore di un monopattino, è andato in scena attorno alle 3 di ieri.

Secondo una prima ricostruzione degli agenti della polizia locale, il trentatreenne ecuadoregno, che viveva nell’hinterland e che secondo quanto risulta si stava recando nel supermercato di una nota catena in cui si occupava di logistica per conto di una cooperativa esterna, ha svoltato a sinistra da viale Famagosta, stradone di periferia con due carreggiate separate da uno spartitraffico, per infilarsi in una strada laterale, via Beldiletto. L’incrocio è semaforizzato, ma a quell’ora c’era il giallo lampeggiante. Quindi, se la dinamica venisse confermata, Quinga Guevara avrebbe dovuto dare la precedenza alla Bmw che stava viaggiando nel senso opposto. Così non è stato: nell’impatto, è stato sbalzato a diversi metri di distanza; trasportato in condizioni disperate al Policlinico, è deceduto in mattinata.

All’arrivo sul posto, i vigili hanno trovato soltanto una ragazza italiana di 25 anni, che inizialmente ha riferito che c’era lei alla guida dell’auto; sottoposta ai pre-test per alcol e droga, è risultata positiva a entrambi (nel secondo caso si parla di cannabinoidi e cocaina). Tuttavia, in un secondo momento, forse dopo essersi resa conto della gravità dell’accaduto, ha cambiato versione raccontando che c’era un’altra persona al volante, scappata a piedi dopo l’incidente. Vale a dire Giuseppe D’Amico, le cui generalità erano già state ritrovate dagli investigatori sul libretto dell’auto.

A quel punto, gli agenti sono andati a casa del pregiudicato, in uno stabile di sette piani in via Depretis, a meno di un chilometro dal punto dello schianto: lui era lì, sveglio, come se li stesse aspettando. Non ha detto nulla a chi gli ha ordinato di seguirlo: si è sfilato dal collo un paio di catene d’oro, ha indossato una tuta e si è incamminato senza fare storie; con lui c’era pure un parente, che però non vive lì stabilmente. Anche il ventinovenne è stato sottoposto ai pre-test antidroga, con positività a cannabinoidi e cocaina; esiti non definitivi, è bene precisarlo, che verranno confermati o smentiti dai successivi esami in ospedale. D’intesa con il pm di turno Francesco De Tommasi, l’uomo è stato arrestato con le accuse di omicidio stradale e omissione di soccorso e portato in carcere a San Vittore.

Il suo curriculum criminale parla di una lunga lista di precedenti per reati contro il patrimonio, furti in particolare, commessi tra Milano e il Veneto. Fino al febbraio 2020, aveva l’obbligo di firma nella caserma dei carabinieri della zona; attualmente era affidato in prova ai servizi sociali, con il divieto di uscire dalla sua abitazione dalle 22 alle 6. Non basta. Sì, perché D’Amico è un pirata della strada recidivo: nel novembre del 2019, peraltro a poche decine di metri dal luogo in cui ha travolto il monopattinista ieri notte, aveva urtato un’altra macchina e poi investito un pedone, che non aveva riportato gravi conseguenze; pure in quell’occasione, si era allontanato senza prestare soccorso. Nel 2020, poi, sarebbe stato sanzionato per guida in stato di ebbrezza a Cologno Monzese. Violazioni che avevano portato prima alla sospensione e poi alla revoca della patente. Tutto questo non gli ha impedito di rimettersi alla guida giovedì sera per trascorrere una serata in alcuni locali con la venticinquenne, che pare frequentasse da alcune settimane. Poi lo schianto letale e la fuga. Durata meno di quattro ore.