Mercoledì 24 Aprile 2024

Ecco quanto vale la Marmolada. Escursioni guidate, rifugi e gadget.

La preoccupazione degli operatori per le chiusure: la montagna è la nostra vita e il nostro lavoro . Una gita in vetta costa 120 euro al giorno. "Ma le giornate buone sono una cinquantina all’anno"

Un turista osserva la cima di una vetta sulle nostre Alpi non distante dalla Marmolada

Un turista osserva la cima di una vetta sulle nostre Alpi non distante dalla Marmolada

La tragedia – enorme – e il brand mondiale. I morti sepolti dal ghiaccio della Marmolada e il lavoro di chi, grazie alla montagna, porta a casa uno stipendio.

Quanto vale il brand della Regina delle Dolomiti? "Centinaia di milioni all’anno", la stima di Valeria Ghezzi di Confindustria Trento, vicepresidente di Federturismo e presidente dell’associazione nazionale gestori delle funivie. Montanara orgogliosa, "qui da me, a San Martino di Castrozza, alle mie spalle ci sono le Pale".

Eppure quella domanda, fatta dopo la strage, allarma. La reazione istintiva di tutti: tenersene alla larga. C’è un senso di assedio. "Tutti qui a fare domande, sempre le stesse, ad accanirsi su quello che è successo", si sfoga il titolare di un punto ristoro.

Parla invece con tranquillità Gino Comelli, 68 anni, storica guida del soccorso alpino in Val di Fassa. "Noi qui in montagna facciamo due o tre mestieri – si racconta –. Ci dobbiamo difendere da tutto, dal meteo e dai pericoli. Quanto costa un’escursione? Centoventi euro a testa. Quanti alpinisti salgono sul ghiacciaio? Un centinaio di domenica, molto meno gli altri giorni. E le giornate vere della stagione sono una cinquantina".

Regina delle Dolomiti e brand mondiale. Un marchio che il mondo ci invidia. La notizia del crollo ha fatto il giro del mondo. Alle 7 del mattino ai piedi del ghiacciaio c’è già una troupe della Cnn. "La Marmolada come il Monte Bianco, io le chiamo le Tour Eiffel d’Italia, bellezza e valore inestimabili", l’analisi di Ghezzi. "L’economia di montagna – sottolinea – è di filiera. Perché per andare in montagna ho bisogno di punti d’appoggio, alberghi o rifugi; ho bisogno di abbigliamento e di impianti di risalita. Ho bisogno di preparazione, che invece manca troppo spesso. Come l’informazione. Dalla più banale del meteo, ma quella giusta, quella di chi sul posto mi dice le condizioni. Insomma, l’economia di montagna funziona se tutto il sistema funziona. Poi l’uomo non domina la natura, su questo non c’è niente da fare".

Sarà un’estate diversa. Il sindaco di Canazei, Giovanni Bernard, ha una scaletta precisa in testa. "Nel breve dobbiamo fare verifiche sulla massa di ghiaccio rimasta in quota. Abbiamo chiuso tutto già il giorno stesso del crollo, domenica. Oggi abbiamo voluto ribadire la stessa cosa per dare un messaggio chiaro alle persone". Già la mattina presto al passo Fedaia, ai piedi del ghiacciaio, c’è una gran folla, tanti escursionisti si avventurano sull’altro fronte. Con il passare delle ore, ecco il solito fenomeno del turismo macabro. "C’è il rischio di nuovi crolli ma anche la necessità di far lavorare i soccorritori senza curiosi attorno", gli argomenti ribaditi dal sindaco.

La vicepresidente Ghezzi condivide. Aggiunge: "La funivia sull’altro versante ha chiuso. Non perché sia arrivato l’ordine di qualcuno. L’ha fatto per rispetto verso le vittime ma anche per evitare i curiosi".

È arrivato il tempo di regole nuove. "La Marmolada – ricorda Ghezzi – in passato, d’inverno, è rimasta isolata per le valanghe. Ed effettivamente ci si è accorti che se la zona è isolata gli alberghi rimangono vuoti, il personale va a casa, i titolari non possono più guadagnarsi il pane". Riflette: "Credo che nessuno potesse prevedere un evento come quello che è accaduto. Però nello stesso tempo questo evento deve farci fermare un attimo. Ma quale debba essere il limite è difficile da stabilire. Per precauzione non possiamo chiudere tutta la montagna italiana. Cambiare gli orari? Proprio qui a San Martino di Castrozza anni fa abbiamo avuto una valanga. Ed è scesa alle 5 del pomeriggio. La grande sfida adesso è capire come adattarsi alla natura che sta cambiando, inesorabile".