Mercoledì 24 Aprile 2024

Ecco perché Israele ha punito Netanyahu

Aldo

Baquis

Dopo aver guidato Israele fuori dal Covid e con 72 deputati di destra fra i 120 della Knesset, Netanyahu probabilmente si interroga come sia mai possibile che la sua carriera sia finita in un vicolo cieco. Se il governo di alternanza messo a punto dal centrista Lapid e dal nazionalista Bennett riuscirà a decollare, nei prossimi mesi il leader del Likud dovrà spartire il proprio tempo fra i banchi dell’opposizione e quelli del tribunale di Gerusalemme, dove è sotto processo per corruzione e frode. Negli ultimi 12 anni la sua sofisticata arte politica ha funzionato a perfezione: pratica bipolare, fondata sul culto della sua persona e sulla delegittimazione di chiunque sembri avversarlo. Il ricorso alle reti sociali (sostenuto da un free-press amico, ad alta diffusione) ha perfezionato il suo controllo del dibattito pubblico. Uno dopo l’altro si sono visti delegittimati gli arabi di Israele, la sinistra, i mass-media, la magistratura e chi indagava su di lui.

Al di là dei vistosi successi internazionali (fra cui gli ‘Accordi di Abramo’ con Paesi arabi), in politica interna Netanyahu è stato invece accusato di miopia: di aver indebolito il Likud, il governo, il Parlamento e poi anche istituzioni di importanza critica come magistratura e polizia. Queste ultime, ai suoi occhi, si sarebbero prestate ad una trama elaborata con i media "al fine di abbattere un premier eletto". Per mesi folle di dimostranti hanno invocato nelle strade la sua sospensione, fino ad un chiarimento giudiziario. Ma a maggio il confronto ideologico ha assunto toni drammatici quando – in parallelo con i combattimenti a Gaza – in diverse città si sono verificati tumulti fra folle di arabi e di ebrei. Lo Stato è allora apparso confuso, indebolito. Con la polizia sul punto di perdere il controllo: la minaccia di anarchia per la prima volta nella storia di Israele. Non per un caso, due settimane dopo sette partiti (nazionalisti, centristi, progressisti e anche una lista islamica) hanno varato un governo di unione nazionale che spera di riportare quiete sociale. "Un governo di convalescenza".