Giovedì 25 Aprile 2024

Duplice femminicidio L’ergastolano in libertà, il caso licenza-premio Nordio invia gli ispettori

L’uomo, poi suicidatosi, di giorno usciva dal carcere per lavorare. L’avvocato: "Permessi regolari". Ma è stata aperta un’inchiesta

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di Nino Femiani

Duplice femminicidio a Catania, interviene il Guardasigilli Carlo Nordio. Il ministro della Giustizia chiede all’Ispettorato generale di avviare "urgenti accertamenti preliminari" sul permesso premio concesso a Salvatore La Motta, detto Turi, l’ergastolano di 63 anni che ha ucciso due donne a Riposto (Melina Marino, di 48 anni, e Santa Castorina, di 50), prima di suicidarsi davanti alla caserma dei carabinieri. L’orrore suscitato dal duplice femminicidio per mano del mafioso in "libertà premio" dal carcere di Augusta nel Siracusano lascia frastornati i catanesi e spinge via Arenula a mandare gli ispettori. Si vuole chiarire su quali comportamenti rieducativi La Motta avesse ottenuto la possibilità di starsene per sette giorni a Riposto, con una pistola calibro 38 in tasca, meditando la sua vendetta. Il permesso premio e il regime di semi libertà vengono concessi agli ergastolani che hanno già scontato venti anni (Turi era stato arrestato a giugno 2000 per aver ucciso, il 4 gennaio 1992 davanti a un bar del paese, Leonardo Campo, 69 anni, uno dei capi storici della malavita di Giarre) e premiano i condannati che, nel corso dell’espiazione della pena, hanno tenuto una buona condotta e non risultano socialmente pericolosi. Inoltre un’estrema prudenza è richiesta per chi si è macchiato di omicidio o di reati associativi.

La Motta – che si si era diplomato in carcere e di giorno poteva uscire per lavorare – aveva tutte queste stimmate e si sono seguiti i passaggi previsti dall’art. 30-ter della legge ordinamento penitenziario? Nordio vuole vederci chiaro in un dramma in cui manca ancora un movente. Prende sempre più corpo la pista passionale. Sembra che La Motta avesse avuto una relazione con Melina, non sposata e madre di due figli. Sui profili social della donna emerge però che il suo trasporto va solo a un fratello detenuto, e in un video postato su Tik Tok a febbraio 2022 si scaglia contro un "uomo traditore". In questo contesto la seconda vittima, Santa Castorina, 50 anni, uccisa sul marciapiede della centralissima via Roma, potrebbe essere stata percepita come un ostacolo alla relazione e punita per questo. Tutte ipotesi che al momento non trovano conferme ufficiali, mentre si vagliano tabulati e telecamere di sorveglianza.

Qualche chiarimento potrebbe arrivare da Luciano Valvo, di 55 anni, fermato per concorso nell’omicidio di Melina Marino. Era nell’auto, una Golf nera, su cui La Motta arriva al porto turistico e uccide l’ex amante con un colpo alla testa. Valvo, bloccato mentre stava abbandonando la propria abitazione, nell’interrogatorio davanti al pm si è avvalso della facoltà di non rispondere. Parla invece il penalista Antonino Cristofero Alessi che seguiva Turi a cui aveva chiesto di costituirsi. "Conoscevo le due donne uccise, erano delle care ragazze. Non mi ricordo di contatti tra loro o con La Motta – prosegue –. Lui non era sposato, avevo capito che c’era una piccola storia, ma atteneva alla sua sfera privata e non al nostro rapporto professionale. Niente lasciava presagire quello che è successo. Quanto ai permessi capisco l’iniziativa – commenta il legale – ma non è che i permessi premi li regalino, il mio assistito ne usufruiva da molti anni. Durante il Covid non rientrava in carcere ad Augusta, ma dormiva a casa da familiari a Riposto".