Mercoledì 24 Aprile 2024

Droghe libere e parole vietate Italia di sudditi

Davide

Rondoni

Strano posto è quello dove si legalizza l’uso della droga e si iniziano a ritenere illegali le opinioni. Libertà di drogarsi ma non libertà di espressione? Sarebbe così compiuto quel che vedeva un gran poeta come Baudelaire, contrario alla legalizzazione delle droghe: ci riducono a sudditi. La cosa non pare così peregrina se mettiamo insieme un po’ di notizie di questi giorni. Assistiamo da un lato agli inviti di una voce autorevole del Sistema, come Mario Monti, a individuare forme di negazione legali della libertà di espressione, e simili preoccupazioni anche su queste colonne, e, d’altro lato, alla spinta di una parte del governo a voler liberalizzare l’uso di droghe leggere (col supporto di un paio di preti "alla moda", mentre molti altri – preti e laici che fanno lavoro di recupero – sono contrari, ma inascoltati dalla conferenza di governo). Coincidenze?

Dire che vi è una eccessiva libertà di espressione che usa i canali oggi a tutti disponibili è quantomeno ipocrita da parte di chi, come lo stesso Eco spesso citato, ha fatto di tutto perché la cosiddetta "comunicazione" fosse centro di interesse di ogni ente, dall’impresa alle università. Per chi lavoravano tali predicatori della Dea Comunicazione che hanno aperto la strada allo strapotere di aziende di (oh!) comunicazione? Dopo decenni così, che pensavano facessero le persone appena avuto in mano strumenti per comunicare (e farsi succhiare dati)? Ovviamente comunicano. Cose meravigliose e sonore minchiate, ovviamente. Ora si invoca da un lato la polizia per gli spacciatori di minchiate e dall’altro impunità per gli spacciatori di droga. Diceva Baudelaire: "La droga nuoce alla libertà più che ai polmoni". Quindi cosa fa male alla libertà (quali droghe e opinioni) lo definisce chi comanda? Come si chiama ‘sta cosa? Dittatura? O c’è un nome diverso? A chi interessa un popolo di sudditi, affumicati nel cervello?