Draghi attacca Erdogan sul Sofagate: "È un dittatore. Ma ne abbiamo bisogno"

Il premier a gamba tesa dopo il caso von der Leyen: comportamento inappropriato. La Turchia: ritiri subito quelle frasi. Michel, presidente del Consiglio europeo: "Sono rammaricato e dispiaciuto, se mi fossi alzato sarebbe stato peggio"

Da sinistra: von der Leyen (sul divano), 62 anni, Michel, 45 anni, ed Erdogan (67 anni)

Da sinistra: von der Leyen (sul divano), 62 anni, Michel, 45 anni, ed Erdogan (67 anni)

Il Sofa-gate irrompe sulla scena politica italiana. Ieri sera, nella sua conferenza stampa, il premier Mario Draghi ha usato parole durissime. "Erdogan – ha detto, scandendo le parole, Draghi – è un dittatore di cui si ha bisogno. Non ne condivido affatto l’inappropriato comportamento e mi dispiace moltissimo per l’umiliazione che la von der Leyen ha dovuto subire". Draghi, poi, lancia un’altra stilettata: "Con questi, chiamiamoli per quello che sono, ‘dittatori’, bisogna esser franchi nell’esprimere la propria diversità di vedute, di opinioni e visioni della società. Bisogna essere pronti a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese".

Draghi, con molta più forza e coraggio di altri leader europei, si scaglia contro Erdogan. E la reazione non si fa attendere: in serata, il ministero degli Esteri turco ha convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, per chiedere spiegazioni sulle parole del premier. Dopo l’incontro, le comunicazioni di Ankara: "Ci aspettiamo che queste brutte e sfacciate affermazioni, non conformi allo spirito di amicizia e di alleanza tra Italia e Turchia, vengano subito ritirate".

A stretto giro, il ministro degli Esteri Di Maio ha contattato Draghi per mettere a punto le contromisure. Mentre Matteo Salvini ha annuciato per oggi un presidio della Lega davanti all’ambasciata turca a Roma.

Ma che cosa è successo, appena martedì scorso, che ha fatto infuriare così tanto Draghi e ha creato un vero tormentone che sta scuotendo, con i social, le diplomazie europee e internazionali? Il premier turco si è reso responsabile dell’atto di aver voluto negare una sedia e pari dignità alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che – insieme al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel – si era recata a Istanbul per discutere di vari temi spinosi: i 6 miliardi che la Turchia vuole per evitare la ‘fuga’ dei profughi siriani che ha in casa, l’Unione doganale e i visti di espatrio per i cittadini turchi, la Convenzione di Istanbul, che la Turchia ora ripudia, sui diritti delle donne.

Il presidente del Consiglio Ue, Michel, non ha fatto posto alla von der Leyen, occupando l’unica sedia libera oltre a quella di Erdogan, lasciandola in piedi. La von der Leyen si è dovuta così accomodare su un divano. Doppia gaffe e doppio disastro, sia per Erdogan sia per Michel. Subissato di forti critiche, viziato figlio d’arte (il padre, Louis, è stato uno degli uomini più importanti del Belgio), Michel non è in ottimi rapporti con la von der Leyen: ieri si è detto "rammaricato e dispiaciuto" per "l’incidente" ("Ma se mi fossi alzato sarebbe stato peggio"), senza arrivare fino al punto di "scusarsi" e, ora, nel Parlamento Ue, in molti ne chiedono la testa.

La Turchia ha cercato di minimizzare l’accaduto: Cavusoglu assicura che "protocollo e indicazioni sono stati rispettati. Subiamo accuse e attacchi ingiusti". Il portavoce Ue sottolinea che "la von der Leyen ha preferito continuare il summit per far passare il messaggio della Ue".

La stampa e fonti turche rivelano però un altro momento imbarazzante accaduto al pranzo ufficiale di gala: l’entourage di Michel, stavolta, non quello turco, voleva mettere in disparte la von der Leyen e non farla sedere davanti Erdogan, come da protocollo. Un altro incidente sventato solo all’ultimo minuto ma che ha ormai creato il già mondialmente noto ‘Sofa-gate’.

Risultato? Proteste in ogni dove, dal Parlamento Ue (specie i gruppi del Pse e del Ppe) al Parlamento italiano: Bonino al Senatoe molti deputati alla Camera.

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