Mercoledì 24 Aprile 2024

Draghi approva le sanzioni, la Lega si smarca

Nelle ore più buie della crisi ucraina, la strategia dell’Italia viaggia su un binario quasi obbligato: da un lato, la condanna del riconoscimento russo dei territori separatisti del Donbass (con l’annuncio di sanzioni), dall’altro il perseguimento del dialogo per "trovare una soluzione pacifica". Il premier Mario Draghi lo dice chiaramente: "Sono in costante contatto con gli alleati per evitare una guerra nel cuore dell’Europa". Intanto i partiti si dividono sulle misure da adottare. E Matteo Salvini dà l’impressione di voler frenare iniziative contro Mosca.

In realtà, nella battaglia di nervi tra Russia e Occidente il nostro Paese gioca una partita molto complicata con obiettivi multipli: difendere con fermezza la sovranità di Kiev, senza interrompere i canali con Mosca; agire con decisione di concerto con i partner Ue, arginando al contempo la forte crisi economica che potrebbe colpire il Paese, fortemente dipendente dal gas russo; parlare con una voce sola, sintetizzando le diverse posizioni nella maggioranza.

I costi economici e finanziari dell’escalation rischiano di essere altissimi, ma la fedeltà di Roma alla Nato non è in discussione. Così, il premier – dopo alcune ore di silenzio formale – innon esita ad esplicitare la sua "ferma condanna per la decisione del governo russo", definendola "un’inaccettabile violazione della sovranità democratica e dell’integrità territoriale. La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo già definendo nell’ambito Ue misure e sanzioni nei confronti della Russia".

Salvini, però, definisce le sanzioni "l’ultima delle soluzioni", per poi chiarire: "Se c’è un’alleanza che fa una scelta, se siamo membri di quella alleanza sosteniamo quella scelta, ma che non sia l’Italia l’agnello sacrificale".