Mercoledì 24 Aprile 2024

Draghi agita lo spettro del 2008 "Evitare la crisi o torna il populismo"

L’appello del premier ai grandi della terra: "Intervenire subito, non ripetiamo gli errori del passato". Ma sul tetto al prezzo di gas e petrolio non si trova un’intesa. Stop all’importazione dell’oro russo

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ELMAU (Germania)

La guerra prosegue, l’inflazione morde, Mario Draghi evoca lo spettro dei movimenti anti-sistema e chiede ai grandi della terra di intervenire. Ma l’accordo su metano e petrolio ancora non c’è. "Dobbiamo evitare gli errori commessi dopo la crisi del 2008: la crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo". Sono parole chiare e preoccupate quelle pronunciate ieri dal presidente del Consiglio italiano al cospetto dei leader del G7 riuniti nel castello di Elmau, in Germania. Il premier rinnova ai partner occidentali l’invito a fare presto, "molto prima di settembre", anche per sbloccare il grano fermo nei silos ucraini e scongiurare una crisi alimentare che travolgerebbe il Sud del mondo. E, dopo la frenata del Consiglio europeo, torna a spingere per istituire un tetto al prezzo del gas, ma anche del petrolio. Due gli obiettivi: uno economico – diminuire i costi delle bollette e frenare l’inflazione –, l’altro "geopolitico", cioè "ridurre i finanziamenti alla Russia", che a poche ore dall’inizio del vertice è tornata a colpire il centro di Kiev.

Il passato recente sta lì a ricordare quali sono i rischi in Paesi alle prese con difficoltà economiche. Nel corso della crisi finanziaria cominciata nel 2008, gli interventi tardivi non riuscirono a impedire la recessione e in Europa misero a rischio la tenuta della moneta unica. L’allora presidente della Bce, Draghi, dichiarò di volerla salvare "whatever it takes" (costi quel che costi). Allo stesso modo, ora asserisce che bisogna fare tutto il possibile per sostenere l’economia. Come? Ad esempio stabilendo un tetto al prezzo dei combustibili fossili. Non bisogna, incalza il capo del governo, perdere tempo per dare risposte a famiglie e imprese in difficoltà, tassando "i profitti straordinari" delle aziende, come Roma sta già facendo, e "mitigare l’aumento dei prezzi dell’energia".

Bisogna tenere conto delle opinioni pubbliche, gli avrebbe fatto sponda il presidente francese Emmanuel Macron (che in patria ha di recente assistito al successo elettorale del partito di Marine Le Pen), con cui il premier ha avuto un lungo confronto durante la passeggiata nei giardini del castello. Ma anche il padrone di casa, Olaf Scholz, si sarebbe detto molto preoccupato per l’inflazione galoppante. All’apertura della Germania fa da contraltare il presidente del consiglio europeo, Charles Michel, il quale ribadisce che l’Europa deve fare le sue valutazioni su price cap e sanzioni, evitando l’effetto boomerang: "Dobbiamo colpire la Russia", senza diventare vittime collaterali delle misure. Gli Usa, intanto, chiedono un price cap al petrolio. "Al momento – sostiene una fonte europea – non risulta una gran voglia di riaprire il sesto pacchetto di sanzioni, che colpisce il greggio di Mosca".

Accordo, invece, per un divieto di importazione sull’oro russo. "Avrà un impatto significativo sull’economia russa", secondo il segretario di Stato Usa Anthony Blinken. "Si tratta di 19 miliardi di dollari all’anno, la maggior parte dei quali proviene dai Paesi del G7", ha spiegato alla Cnn.

L’indipendenza energetica da Mosca va perseguita "anche quando i prezzi scenderanno, va eliminata per sempre", aggiunge Draghi prima di presentarsi nei giardini del castello insieme agli altri leader per presentare il piano da 600 miliardi di investimenti nei Paesi in via di sviluppo annunciato da Joe Biden. È chiaro che la situazione attuale richiede "investimenti ampi nelle infrastrutture per il gas", sottolinea il presidente del Consiglio invitando però a pensare a strutture che poi possano essere "convertite all’uso dell’idrogeno". Un modo per tenere insieme le esigenze immediate e quelle di lungo periodo. E non abbandonare la transizione ecologica per colpa della guerra.

Alberto Pieri