ELMAU (Germania) La guerra prosegue, l’inflazione morde, Mario Draghi evoca lo spettro dei movimenti anti-sistema e chiede ai grandi della terra di intervenire. Ma l’accordo su metano e petrolio ancora non c’è. "Dobbiamo evitare gli errori commessi dopo la crisi del 2008: la crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo". Sono parole chiare e preoccupate quelle pronunciate ieri dal presidente del Consiglio italiano al cospetto dei leader del G7 riuniti nel castello di Elmau, in Germania. Il premier rinnova ai partner occidentali l’invito a fare presto, "molto prima di settembre", anche per sbloccare il grano fermo nei silos ucraini e scongiurare una crisi alimentare che travolgerebbe il Sud del mondo. E, dopo la frenata del Consiglio europeo, torna a spingere per istituire un tetto al prezzo del gas, ma anche del petrolio. Due gli obiettivi: uno economico – diminuire i costi delle bollette e frenare l’inflazione –, l’altro "geopolitico", cioè "ridurre i finanziamenti alla Russia", che a poche ore dall’inizio del vertice è tornata a colpire il centro di Kiev. Il passato recente sta lì a ricordare quali sono i rischi in Paesi alle prese con difficoltà economiche. Nel corso della crisi finanziaria cominciata nel 2008, gli interventi tardivi non riuscirono a impedire la recessione e in Europa misero a rischio la tenuta della moneta unica. L’allora presidente della Bce, Draghi, dichiarò di volerla salvare "whatever it takes" (costi quel che costi). Allo stesso modo, ora asserisce che bisogna fare tutto il possibile per sostenere l’economia. Come? Ad esempio stabilendo un tetto al prezzo dei combustibili fossili. Non bisogna, incalza il capo del governo, perdere tempo per dare risposte a famiglie e imprese in difficoltà, tassando "i profitti straordinari" delle aziende, come Roma sta già facendo, e "mitigare l’aumento dei prezzi dell’energia". Bisogna tenere conto delle opinioni pubbliche, gli ...
© Riproduzione riservata