Mercoledì 24 Aprile 2024

Dove va il Terzo Polo? La seconda vita di Renzi direttore del Riformista "Non lascio, raddoppio"

Il leader di Italia viva accetta la proposta dell’editore Alfredo Romeo "Nessuna incompatibilità, anche Mattarella e Veltroni lo hanno fatto. Staremo in mezzo tra il sovranismo di Meloni e il radicalismo di Schlein".

Dove va il Terzo Polo?  La seconda vita di Renzi  direttore del Riformista  "Non lascio, raddoppio"

Dove va il Terzo Polo? La seconda vita di Renzi direttore del Riformista "Non lascio, raddoppio"

di Elena G. Polidori

Senatore semplice, conferenziere in giro per il mondo e ora anche direttore di un quotidiano, il Riformista. Matteo Renzi stupisce ancora. E s’improvvisa non semplice giornalista, categoria che non gli è affatto simpatica e che ricopre di querele alla prima occasione utile, ma subito ’capo squadra’ di un quotidiano che, nelle sue intenzioni, "spazierà in mezzo il sovranismo di Meloni e la radicalità di Schlein" e punterà sulla "passione per il rapporto veritàvitalità". L’editore del quotidiano è l’imprenditore campano Alfredo Romeo, il cui nome negli ultimi anni si è intrecciato spesso con quello di Tiziano e della famiglia Renzi. Ma questa è un’altra storia.

L’ex "Rottamatore" sarà alla guida del giornale per un anno e prenderà il posto di Piero Sansonetti, che contestualmente passerà alla direzione de l’Unità, storica testata di sinistra rilevata sempre da Alfredo Romeo. "Il mio lavoro – ha spiegato Renzi in una conferenza stampa nella sede della stampa estera – punterà sulla passione per il rapporto veritàvitalità e non ci sarà un legame con il Terzo polo. Tra l’approccio dei sovranisti e quello della sinistra radicale c’è una maggioranza silenziosa, una parte di Paese che crede nella politica. Cercheremo di essere la casa di chi pensa che il riformismo deve essere una casa accogliente".

Già, il Terzo Polo. Per il suo "socio", Carlo Calenda, nulla da eccepire: "Renzi già da tempo non è negli organismi direttivi del Terzo polo, ha fatto un passo indietro l’aveva promesso e l’ha fatto, fine". Calenda può tirare un sospiro di sollievo, dal momento che il compagno di partito ha fatto una scelta che conferma che non vuole insidiargli la leadership del costituendo partito unico ("di candidati leader vedo solo Calenda, io non sono della partita, l’ho detto dal primo giorno", ha chiarito lo stesso Renzi); dall’altra parte deve restare in allerta perché la scelta di Renzi non cancella, ma rimanda solo il redde rationem interno al partito che da settimane fa i conti con numeri pesantemente in calo, nelle urne e nei sondaggi, dove non sfonda mai la soglia del 10%. Al netto dei risultati molto deludenti dei voti regionali (Lombardia, Lazio e da ultimo Friuli Venezia Giulia), anche nei sondaggi nazionali si è infatti rimasti attorno all’8% circa raccolto alle elezioni politiche del 25 settembre. Renzi non lo dice pubblicamente, ma addebita in parte allo stesso Calenda la responsabilità del mancato sfondamento. E resta a guardare. Il progetto politico resta vivo, come ha ribadito durante l’annuncio del suo sbarco al Riformista, ma lui potrebbe non far parte del progetto futuro.

Si vedrà. Quel che va sottolineato, oggi, è che Renzi non sarà direttore responsabile del quotidiano; non è iscritto all’albo dei giornalisti ed è un senatore in carica, fatto – quest’ultimo – che non sarebbe ostativo, a patto che la testata sia "politica" e che ci sia un vice direttore responsabile (articolo 2 della legge 471948 sulla Stampa, ndr) per rispondere delle querele. Questo, però, non è il caso del Riformista e dunque, per Renzi, non c’è altra possibilità se non quella di assumere il ruolo di direttore editoriale, carica più di rappresentanza che di altro. Il senatore, tuttavia, ha citato il caso di Sergio Mattarella a Il Popolo, ma ricordiamo anche un Walter Veltroni a l’Unità nel 1992, entrambi tuttavia lontani da quello di Renzi che, secondo le norme attualmente vigenti, potrebbe fare il direttore "vero" solo nel caso nel caso si trattasse di una testata o rivista di carattere tecnico, professionale o scientifica, entrando a far parte dell’Elenco speciale.

Tra le domande poste al senatore davanti a questa nuova sfida c’era quella riguardante le questioni giudiziarie che lo stesso Renzi ha intentato al il Riformista; il senatore ha annunciato che non ritirerà le querele e ha poi scherzato dicendo che, piuttosto, le rischierà "passando dall’altra parte del tavolo".