Dossier Fbi, pista saudita dietro l’11 settembre

Carte desecretate per volere di Biden. Un funzionario di Riad avvrebbe ospitato due terroristi in California. Tensione tra i due governi

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di Giampaolo Pioli

Joe Biden mantiene la parola e l’Fbi mostra i dossier. Il presidente ha ordinato di desecretare i documenti sull’11 settembre 2001 riguardanti il potenziale coinvolgimento dell’Arabia Saudita e spuntano gli interrogatori top-secret. Sono stati i famigliari delle vittime guidati da Terry Strada che ha perso il marito nelle Torri Gemelle ad esercitare fortissime pressioni su Biden per questo rilascio e molti si sono spinti addirittura a considerare Biden persona non gradita a Ground Zero se il dossier non fosse diventato pubblico prima dell’11 settembre 2021.

L’Fbi in un documento di 16 pagine, pur rivelando nomi e dettagli, non arriva a conclusioni e non stabilisce un nesso diretto fra il governo di Riad (che ha sempre negato) e i terroristi. Altri documenti caldi però sono attesi comunque nei prossimi sei mesi. "Le rivelazioni dell’Fbi – secondo Jim Kreindler, legale dei famigliari – confermerebbero la tesi della responsabilità saudita e dimostrerebbero come Al Qaida operava negli Stati Uniti con l’attivo e consapevole sostegno dei sauditi".

Oltre a Bin Laden ben 15 dei 19 terroristi dell’11 settembre erano sauditi. Il dossier si basa su interrogatori avvenuti nel 2015 e svela come un "funzionario del consolato di Riad in California aveva ospitato due dei terroristi" mentre successivamente era stata fornita loro assistenza logistica nell’individuazione di scuole di pilotaggio. Due dei kamikaze citati, Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Midhar, erano sul volo 77 che si è schiantato sul Pentagono. La gola profonda nel dossier viene indicata solo col nome di ’Pii’.

Il contatto consolare secondo l’Fbi invece si riferisce a Fahad al Thumairy che insieme a Omar Bayoumi sarebbe stato di "significativo supporto logistico". In particolare il telefono di Thumairy sarebbe stato ’agganciato’ nel 1999 e legato ad una serie di chiamate sospette a Riad nelle case di due fratelli legati ad Al Qaida e successivamente detenuti a Guantanamo. Anche la commissione parlamentare sull’11 settembre nel 2004 aveva sostenuto che "non ci sono prove che il governo saudita o suoi funzionari abbiano finanziato gli attacchi". Ma i famigliari delle vittime non hanno mai accettato fino in fondo quella verità. Oggi come allora le autorità saudite smentiscono categoricamente qualsiasi coinvolgimento nell’attentato dell’11 settembre e, almeno ufficialmente, attraverso il loro ministro degli esteri salutano con favore la pubblicazione dei dossier dell’Fbi perché sono convinti che li assolveranno in pieno.