Mercoledì 24 Aprile 2024

Di padre in figlio Dona un polmone al suo bambino per salvargli la vita

Al Papa Giovanni XXIII di Bergamo la doppia operazione, durata 11 ore. Il chirurgo: "È la prima volta del trapianto di un organo da vivente. Ma era la soluzione migliore". Il precedente tedesco nel 2012

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di Francesco Donadoni

Il papà è stato il suo primo "angelo custode". Gli ha donato il midollo, e poi circa la metà del suo polmone destro. Il resto lo hanno fatto i medici dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove è stato operato un bambino di 5 anni, primo paziente in Italia a essere stato sottoposto ad un trapianto di polmone da donatore vivente. Un caso molto raro, con pochissimi precedenti in Europa. L’intervento martedì. Il piccolo, giunto da fuori regione, è affetto da talassemia o anemia mediterranea, una patologia del sangue che ha reso necessario un trapianto di midollo, effettuato in un altro ospedale italiano.

La donazione del midollo dal padre, con conseguente "trasferimento" del sistema immunitario del genitore sul figlio, ha però generato la cosiddetta malattia da trapianto contro l’ospite, una grave complicanza, una complessa reazione immunitaria, dove le cellule trapiantate provenienti dal donatore attaccano gli organi e i tessuti del ricevente, che il nuovo sistema immunitario non riesce a riconoscere come propri. Questa forma di rigetto aveva causato al bambino un danno grave e irreversibile ai polmoni, che ha poi reso necessario il trapianto. Padre e figlioletto restano ricoverati e la prognosi è ancora riservata. I medici sono però fiduciosi sul decorso post operatorio, anche perché in questo caso il rischio di rigetto, particolarmente elevato per il trapianto di polmone da non vivente, è molto basso quando il sistema immunitario riconosce il nuovo organo come proprio. È questo il motivo principale per cui i chirurghi di Bergamo hanno proposto alla famiglia la donazione da vivente.

Il doppio intervento di prelievo e di trapianto ha richiesto l’impiego di due sale chirurgiche adiacenti che hanno lavorato in parallelo. Tutta la procedura in sala operatoria è durata 11 ore. Mentre il donatore veniva sottoposto al prelievo del lobo polmonare destro, nella sala adiacente iniziava la fase di preparazione del ricevente. L’intervento è stato guidato e coordinato da Michele Colledan, che ha anche effettuato il trapianto sul bambino. Il prelievo del lobo polmonare destro dal padre donatore è stato eseguito da Alessandro Lucianetti, direttore della Chirurgia generale 1 Addominale toracica.

Gli anestesisti della Terapia intensiva cardiochirurgica, i cardiochirurghi pediatrici e i perfusionisti hanno predisposto il supporto delle funzioni cardiocircolatorie con l’Ecmo. Le due équipe sono state assistite dalla Anestesia e Rianimazione e dallo staff tecnico ed infermieristico, per un totale di diverse decine di operatori coinvolti.

"L’estrema rarità di questi casi — ha spiegato Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti e dell’Unità del Papa Giovanni XXIII — e i limiti tecnici del trapianto da vivente, nel caso del polmone non lo rendono un’opzione terapeutica di facile applicazione. Per questo, diversamente da quanto succede per altri organi, non viene abitualmente considerata alla portata di tutti. L’intervento segna comunque per il nostro ospedale una tappa importante in un percorso di crescita dell’attività di trapianti quasi quarantennale. Un cammino intrapreso grazie al pionierismo di Lucio Parenzan nella cardiochirurgia pediatrica e che ci ha portati, anche grazie a Giuseppe Locatelli, alla specializzazione nelle patologie del bambino congenite e acquisite e che, negli ultimi 20 anni, si è rafforzata puntando ad un’attività clinica di alto livello sul polmone, anche nell’adulto".

Un trapianto da vivente risulta in Germania nel 2012. La banca dati EuroTransplant, che mette in rete alcuni paesi dell’Europa centrale, registra due casi negli ultimi dieci anni.