Venerdì 26 Aprile 2024

"Devo seguire l’uomo incappucciato, addio" Si uccide a 11 anni: l’ombra della sfida social

La chat coi genitori: "Vi amo, ma non ho tempo". Choc nella famiglia di avvocati della Napoli-bene. La pista della challenge Jonathan Galindo

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di Nino Femiani

"Mamma e papà vi amo, ma vado di fretta. Devo seguire l’uomo con il cappuccio". Un post di scuse sulla chat di famiglia, poco prima di mezzanotte, poi Giuseppe (nome di fantasia), 11 anni, va al balcone della sua cameretta e si lancia nel vuoto. Dal decimo piano, muore sul colpo cadendo su un ballatoio interno. Straziati i genitori, due noti avvocati napoletani, la sorella di due anni più grande e l’altro fratellino di 8 anni.

In via Chiaia, uno dei ‘salotti buoni’ di Napoli, la vita si ferma di colpo. Sgomento, incredulità, orrore per il gesto di "quell’angelo" che appare inspiegabile. Giuseppe è un bambino iscritto alla prima media, va a scuola calcio, ha tanti amici, è brillante e curioso. In apparenza vive tranquillamente la sua età, come i coetanei è attaccato allo smartphone e alla console, intessendo sfide con una rete di compagni. E invece anche quest’undicenne ordinato e calmo, tutto studio e sport, nasconde una ‘second life’. È finito probabilmente nel labirinto di un crudele gioco sul web, in una trappola che tormenta i praticanti da cui si pretendono prove via via più perverse. Fino al gesto estremo: il suicidio.

È questo il sospetto dietro il dramma di Giuseppe: si sarebbe ucciso seguendo un ‘ordine’ arrivati da un ‘meme’, Jonathan Galindo, che imperversa sulla Rete e sulla console di molti adolescenti, irretiti da una sfida che alza sempre più l’asticella del pericolo e della crudeltà. Il procuratore aggiunto Raffaello Falcone, capo della sezione ‘Fasce deboli’, con il pm Raffaele Tufano, ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, sequestrato lo smartphone e la console di Giuseppe e nominato un perito per esaminare il materiale informatico, comprese la messaggistica degli ultimi giorni e le chat che il ragazzo ha intrecciato con altri coetanei che partecipavano al gioco.

Ma chi è questo fantomatico Jonathan Galindo che imperversa su Facebook e TikTok? È una sorta di fantasma che invia messaggi a giovani e giovanissimi chiedendo loro di giocare. Ma altro che virtual game! In realtà il personaggio che si nasconde dietro un inafferrabile ip (la stringa numerica che ti identifica sul web) spinge le vittime a una serie di sfide autolesionistiche. Ad esempio, a una ragazzina è stato chiesto di tatuare il proprio nome sulla pancia con una lametta, a un altro di tagliare il braccio con un rasoio, a un altro ancora di andare sui tetti e stare con i piedi nel vuoto. Fino alla prova estrema, che potrebbe essere stata chiesta a Giuseppe: superare la paura del vuoto e lanciarsi dalla sommità di un palazzo. Un po’ come le prove della Blue Whale, la balena blu, perverso gioco inventato in Russia, basato su 50 regole da rispettare. In una c’era: "Il curatore vi dirà la data della vostra morte e voi dovrete accettarla".

Chi sta dietro a Jonathan Galindo, un ’meme’ con la faccia di Pippo e un cappuccio di lana infilato in testa? Il primo a caricare la foto sul web fu un produttore di effetti speciali cinematografici, tale Samuel Catnipnik nel 2010. Con gli anni è stata imitata fino a diventare nel 2017 Jonathan Galindo, un inquietante Pippo che manda link di video horror o spezzoni di film che fanno venire la pelle d’oca e attirano una marea di like e di seguaci. Uno di questi potrebbe essere Giuseppe cimentatosi nel cosiddetto ‘challenge dell’orrore’?

Un interrogativo che avrà le prime risposte dalle verifiche sui dispositivi informatici. Si capirà dalle perizie (chieste alla polizia postale) se il bimbo frequentava delle chat da incubo, se era stato contattato tramite messaggistica istantanea o social da qualcuno che potrebbe averlo terrorizzato. Preliminari per arrivare all’identità dell’enigmatico ‘uomo incappucciato’ che lo avrebbe risucchiato nelle tenebre e obbligato a lanciarsi nel vuoto. Ultima prova di assoluta fedeltà.