
Raffaele Sollecito e il pm Giuliano Mignini ieri all’Arena del Sole a Bologna
Bologna, 29 giugno 2025 – Raffaele Sollecito contro Giuliano Mignini. Due nemici che, per la prima volta, si sono sfidati pubblicamente. Sullo sfondo la notte tra il 1° e il 2 novembre 2007 quando Meredith Kercher, 22enne inglese in Erasmus in Italia, viene ritrovata priva di vita, con la gola tagliata, nella camera da letto del suo appartamento a Perugia.
Da quell’istante prende il via quasi un decennio di processi, litigi e sentenze che hanno coinvolto gli stessi Sollecito, tra gli indiziati del delitto, e Mignini, pm che indagò sull’omicidio e principale sostenitore della colpevolezza del pugliese, al tempo dei fatti 23enne. A sedare il salotto noir avvenuto in un gremito Chiostro dell’Arena del Sole di Bologna, sono stati lo scrittore Stefano Tura, il giornalista Alvaro Fiorucci e Donatella Donati, avvocata di Sollecito. Un incontro che avvia un nuovo capitolo nel rapporto tra l’ex fidanzato di Amanda Knox e il suo passato.
E un evento che fino a poco tempo fa sembrava impensabile, visto che Sollecito e Mignini ancora non vanno d’accordo. Sono seduti in parti opposte e dalle loro smorfie è evidente che nessuno dei due ha cambiato opinione sull’altro. Il primo botta e risposta arriva sul presunto furto quella notte nella casa di via della Pergola: «Fu una simulazione», è lapidario Mignini.
È l’inizio di due ore di confronto. Per la prima volta si puntano il dito quando Mignini ammette che «la polizia ha commesso degli errori». Per Sollecito, «si tratta di cambiare il corso di una vita. Sono stato arrestato per degli indizi falsi». Lo schermo si illumina e un video mostra l’ivoriano Rudy Guede, l’unico condannato per l’omicidio Kercher: "Guede a più riprese ha accusato Sollecito”, dice Mignini, apparso stizzito verso la fine di ‘Bo-noir’.
Gli animi si scaldano: «Ricorda male, l’ivoriano si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il dna di Guede era ovunque e c’era una macchia di sperma sul cuscino mai analizzata», risponde ‘l’avversario’ Sollecito. A chi chiede se è ancora convinto della colpevolezza di Knox e Sollecito, Mignini risponde: «Io mantengo le mie conclusioni. Ma devo tener conto di una sentenza dubitativa di assoluzione. Posso dirle che ho conosciuto Amanda Knox, ha chiesto di incontrarmi due volte, mi ha colpito. Se Guede non avesse scelto l’abbreviato, sarebbe stato un processo diverso, probabilmente con una condanna per tutti e tre».
Un ‘match’ senza esclusione di colpi, dove non sono mancati attacchi da una parte all’altra. Tra i motivi di disputa: gli indizi allora a carico di Knox e Sollecito, gli interrogatori e in seguito l’iter giudiziario. Un processo da serie ‘crime’. Inizialmente, nel 2009, Knox e Sollecito furono condannati. Due anni dopo la Corte d’Assise d’appello di Perugia, invece, li assolve e scarcera per non aver commesso il fatto. Nel 2014, però, i due vengono nuovamente condannati dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze: la Knox a 28 anni e 6 mesi e Sollecito a 25 anni. Infine il 27 marzo 2015 la Corte di Cassazione annulla senza rinvio la sentenza, assolvendoli.