Mercoledì 24 Aprile 2024

Dal Msi alla seconda carica dello Stato "Ve lo giuro, sarò il garante di tutti"

La Russa cita Pertini, capo dello Stato e partigiano: "Bisogna saper lottare senza paura e senza speranza"

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di Alessandro Farruggia

Era il 24 novembre del 2010 e l’elicottero dell’Esercito volteggiava attorno all’avamposto di Bala Murghab, piazzaforte italiana difesa dagli alpini della Julia. Ignazio La Russa, allora ministro della Difesa, in mimetica, prese a lanciare a piene mani volantini antimine e antinsurrezione sui villaggi e poi con spirito goliardico, irriverente, e anticipando le critiche, si titolò da solo: "La Russa come D’Annunzio".

Ignazio Benito Maria La Russa, 75 anni, catanese di Paternò naturalizzato milanese di stretto rito interista, figlio dell’ex segretario del Partito nazionale fascista di Paternò poi diventato senatore del Msi, ha respirato politica da sempre seguendo e spesso promuovendo l’evoluzione della destra fino alla presidenza del Senato. "Qualcosa – ha detto in aula – che un tempo non era solo possibile ma anche inimmaginabile neppure nei sogni".

Adesso è successo. "Sono stato sempre un uomo di parte, di partito più che di parte – ha ammesso ieri – ma in questo ruolo non lo sarò. Quando ho avuto ruoli istituzionali credo che tutti abbiano apprezzato il mio totale rispetto per le istituzioni. Sarò inflessibile nel difendere, nella stessa identica maniera, i diritti della maggioranza e quelli dell’opposizione".

A dargli la parola, significativamente, una superstite dell’Olocausto come la senatrice Liliana Segre che aveva fatto appena un discorso antifascista memorabile. E La Russa ha raccolto l’invito. "La senatrice Segre ha ricordato tre date e io non voglio fuggire: è stato ricordato il 25 aprile, il primo maggio, il 2 giugno, cui potrei aggiungere la data di nascita del Regno d’Italia. Queste date, tutte insieme, hanno bisogno di essere celebrate da tutti". Non era scontato, come non sono stati scontati gli omaggi, oltre che al presidente Mattarella al suo predecessore Napolitano, al Papa e al presidente partigiano Sandro Pertini ("Nella vita talvolta è necessario saper lottare non solo senza paura, ma anche senza speranza"). Atteso invece quello "all’uomo che mi ha insegnato il valore del dialogo, Pinuccio Tatarella".

La Russa – con la sua voce roca che divenne una macchietta di Fiorello – ha attraversato 50 anni di storia della destra italiana, dal Fronte della Gioventù alla svolta di Fiuggi del 1975 (della quale fu tra i protagonisti) alla nascita (a cui contribuì insieme a Giorgia Meloni e Guido Crosetto) di Fratelli d’Italia, ma adesso vuole essere la seconda carica dello Stato, uomo delle istituzioni, oltre che garante di Giorgia Meloni alla guida del Senato. Una vita da braccato dai ‘rossi’, da leader milanese del Fronte della Gioventù che finì anche nell’incipit di un film di Bellocchio ("Sbatti il mostro in prima pagina", del 1972) mentre arringava il popolo della "maggioranza silenziosa", il comitato cittadino anticomunista, ora La Russa è concentrato nel cercare la pacificazione. Per questo parla degli anni della violenza politica e rende omaggio a quattro vittime. Cita il commissario Calabresi "e tre nomi di ragazzi: un militante di destra, Sergio Ramelli che ho conosciuto, e due di sinistra, Fausto e Iaio i cui assassini non sono mai stati trovati. Mi inchino anche davanti alle loro memorie". Nel suo discorso cerca di essere ecumenico. Cita "i patrioti ucraini" sottolineando che "non ci può essere pace senza giustizia". Dice che "i rifugiati dalla guerra vanno accolti con onore" , che "il rispetto e la tutela del pianeta sono imprescindibili" e che "la violenza sui minori e sulle donne sono lo squallore della società". Parla di lotta alla mafia, disabili, anziani, morti bianche. Evoca una riforma condivisa della seconda parte della Costituzione. "Cercherò con tutte le forze di essere il presidente di tutti" conclude. Non sarà facile, ma La Russa è abituato a remare controcorrente. Da una vita.