Venerdì 26 Aprile 2024

Cucchiai piegati, teschi e Dalì Il museo del sensitivo Geller

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Intralciati a volte dal Covid nei loro viaggi all’estero, gli israeliani che comunque vogliono estendere i propri orizzonti senza abbandonare l’area metropolitana di Tel Aviv hanno adesso a disposizione una ‘capsula’ fuori dal comune. È stata confezionata per loro, con grande amore, in un museo dal sensitivo Uri Geller, oggi 75enne: uno dei cittadini privati israeliani che possono forse vantare il maggior numero di conoscenze dirette delle più svariate personalità internazionali. In mezzo secolo di carriera ha fraternizzato con Salvador Dalì, con John Lennon e Michael Jackson, ha scambiato vedute col barone Werner Von Braun (lo scienziato missilistico della Germania nazista, poi artefice del programma spaziale Usa), ha incrociato Federico Fellini e Sofia Loren. Inoltre negli anni Settanta del secolo scorso, poco più che ventenne, osò ordinare alla potente Golda Meir di chiudersi in una toilette per disegnare per lui, in totale segretezza, un disegno che solo lei avrebbe visto e che lui avrebbe poi descritto a distanza. "Fu molto semplice – ha ricordato questa settimana, sorridendo –. Era una stella di Davide". Situato nella Città Vecchia di Giaffa, in una fabbrica di sapone di era ottomana (a pochi passi dal punto in cui nel marzo 1799 Napoleone Bonaparte aprì una breccia nelle mura cittadine) quello di

Uri Geller è una sorta di Museo delle Meraviglie. L’uomo divenuto celebre per la sua capacità di piegare cucchiaini col pensiero (espone fra l’altro una Cadillac ricoperta di cucchiaini contorti, appartenuti anche a celebrità), ha poi visto spalancarsi le porte nei palazzi più impensabili.

Accanto a un bastone da passeggio incastonato con diamanti, ricevuto da un membro della casa reale nigeriana, spicca un inquietante teschio di vetro trovato in una piramide del Messico, "regalo personale del presidente Lopez Portillo". Su un’altra parete è esposta una sfera di cristallo di Alexei II, l’erede al trono dell’impero russo assassinato dai bolscevichi: "Dono dell’oligarca russo Boris Berezowski. Due mesi dopo fu trovato morto". Fra il grande piegatore di cucchiaini (all’ingresso del museo ce n’é uno di 16 metri, record Guinness) e il surrealista geniale che disegnava orologi sciolti non poteva che nascere una solida amicizia. Un giorno Dalì volle regalargli una sfera di cristallo che - gli garantì - "era appartenuta a Leonardo da Vinci". Per decenni Geller sarebbe rimasto scettico sulla sua fondatezza storica. Avrebbe cominciato a ricredersi solo nel 2011 quando dalle pieghe della Storia riemerse il quadro ‘Salvador Mundi’ di da Vinci, che mostrava Gesù con un globo in mano.