Venerdì 26 Aprile 2024

Cospito e il carcere duro Giudici contro la revoca E Nordio assolve Donzelli: "Gli atti non erano segreti"

La premier Meloni dura sul leader anarchico al 41 bis: "Lo Stato non tratta con i terroristi". La palla passa al Guardasigilli. La Cassazione anticipa l’udienza sul ricorso della difesa

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di Antonella Coppari

La premier e il ministro della Giustizia chiudono il caso d’autorità: anzi i casi. Quello del regime carcerario a cui è sottoposto Alfredo Cospito e quello delle rivelazioni dei colloqui in carcere dell’anarchico con alcuni boss della criminalità organizzata fatte dai due fedelissimi della leader di FdI, il sottosegretario Andrea Del Mastro Delle Vedove e Giovanni Donzelli.

Evita di entrare nel merito della loro vicenda, ma in un’intervista a Dritto e Rovescio su Rete4, Giorgia Meloni va giù pesantissima su un’eventuale revoca del 41 bis a Cospito: "Esattamente come abbiamo sempre detto che lo Stato non tratta con la mafia, lo Stato non tratta neanche con il terrorismo", dichiara. Nemmeno il tempo di prendere un respiro, e rilancia: "Se stabilissi il principio che chiunque sta al carcere duro fa lo sciopero della fame e io lo tolgo dal 41 bis - continua - domani quanti mafiosi avremmo che fanno lo sciopero della fame?". Netta, nettissima: non arretra di un centimetro. "Cospito nel ‘91 già decise di fare lo sciopero della fame e fu graziato, dopo la grazia andò a sparare. Non stiamo quindi parlando di una vittima, forse ritiene che rifare lo sciopero della fame" potrebbe avere gli stessi effetti. Insomma, più verso di così il suo pollice non potrebbe essere.

Concorda con lei il procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, che invia al Guardasigilli un parere assolutamente contrario alla revoca del carcere duro. Mette un’ipoteca pesante sulla decisione che dovrà prendere Carlo Nordio tra questo fine settimana e l’inizio della prossima. Certo, dovrà fare i conti anche con la posizione più ambigua di Giovanni Melillo, procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, il quale conferma che fu "fondata" la decisione del 5 maggio 2022 di applicargli il 41 bis, ma lascia alla valutazione dell’autorità politica la decisione di lasciare l’anarchico al 41 bis, oppure di farlo tornare al regime di alta sicurezza, "però con tutte le dovute cautele". Fatto sta che le parole della Meloni (che specifica "la scelta non tocca a me") pesano come un macigno sulla vicenda.

È in questo quadro che la Corte di Cassazione decide di anticipare al 24 febbraio l’udienza in cui dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato dal legale di Cospito contro l’ordinanza con cui il tribunale di sorveglianza di Roma ha confermato il 41 bis. Una decisione su cui non può non aver pesato l’aggravarsi delle condizioni di salute del detenuto, da oltre 100 giorni in sciopero della fame.

"Ma Alfredo potrebbe pure morire prima – dice uno dei componenti dell’assemblea permanente di solidarietà con Cospito cui partecipano collettivi, i movimenti Cambiare Rotta, Osa e anarchici riuniti all’università La Sapienza di Roma – Se morirà la lotta continuerà e sarà ancora più determinata".

Dichiarazioni che arrivano proprio nelle ore in cui il ministro della Giustizia – in perfetta sincronia con la presidente del consiglio – assolve Giovanni Donzelli e, indirettamente, anche il sottosegretario Delmastro, con cui ha parlato a lungo ieri. "La comparazione tra le dichiarazioni rilasciate dall’onorevole Donzelli e la documentazioni in atti – mette nero su bianco Nordio – disvela che la sua affermazione ’dai documenti che sono presenti al ministero della Giustizia’ è da riferirsi ad una scheda di sintesi del Nic non coperta da segreto. Non risultano apposizioni formali di segretezza e neppure ulteriori diverse classificazioni sulla scheda".

D’altra parte, continua, "il contenuto dei colloqui tra Cospito e altri detenuti sono frutto "di mera attività di vigilanza amministra". Dunque lui (e il suo informatore Delmastro, ovviamente) non ha svelato contenuti coperti da segreto o rientranti nella disciplina degli atti classificati. E la dicitura "limitata divulgazione" presente sulla nota di trasmissione della scheda? Anch’essa "esula dal segreto". Hanno voglia la sinistra e i cinquestelle ad invocare le dimissioni, brandendo il parere del Dap, secondo cui, per citare Alfredo Bazoli (Pd) "aveva segnalato al sottosegretario Delmastro che le informazioni non erano divulgabili". Da via Arenula, il Guardasigilli chiude il caso: "Tutta la documentazione idonea a spiegare queste conclusioni sarà illustrata in dettaglio,. quando le Camere riterranno opportuno". Si può essere certi che quando se ne riparlerà in aula ripartirà lo scontro.