Venerdì 26 Aprile 2024

Coronavirus, rivoluzione trasporti. "Sul tram solo con le protezioni"

Intervista al professor Baccelli: "Distanziamento impossibile da attuare. Evitare le ore di punta e sanificare di frequente"

Coronavirus, sanificazione dei trasporti pubblici (Ansa)

Coronavirus, sanificazione dei trasporti pubblici (Ansa)

Roma, 22 aprile 2020 - Spianare i picchi dell’ora di punta, moltiplicare i mezzi, prevedere l’obbligo delle mascherine e dei guanti per i passeggeri, promuovere la mobilità sostenibile. Il trasporto pubblico ai tempi del Coronavirus può far fronte alla domanda garantendo una ragionevole sicurezza, ma servono interventi. E sarebbe anche bene chiedersi se è realistico pretendere la distanza di sicurezza di 1 metro su bus e metro. Così Oliviero Baccelli, docente di economia e politica dei trasporti all’università Bocconi di Milano. 

Professor Baccelli, come saranno i trasporti pubblici locali nella “fase due“? "Dovranno adattarsi. Bisognerà garantire la sanificazione magari più volte al giorno, limitare la portata dei mezzi e per ovviare alla ridotta capacità occorrerà aumentare la frequenza. Per le metro si potrebbero anche creare, soprattutto per le zone centrali, ’linee gemelle’ effettuate da autobus, in modo da compensare la riduzione della portata dei convogli. Non essendoci in questa fase un mercato per i bus turistici si potrebbero utilizzarli per creare linee navetta da e per grandi aziende o aree industriali o luoghi di forte domanda. Nessuno di questi interventi sarà però risolutivo se non si interverrà per ridurre i picchi degli orari di punta. La chiusura delle scuole e lo smart working già aiutano, ma serve di più. Va previsto uno sfasamento nell’apertura di negozi e orari di lavoro".

È realistico chiedere il rispetto del distanziamento sociale di un metro sui mezzi pubblici? "Diciamolo chiaramente, si possono e devono prendere misure per adeguare il trasporto pubblico all’emergenza, ma prima dovremmo anche domandarci come mai negli altri Paesi non è richiesto il distanziamento in bus e metro. Se in Germania o Gran Bretagna non chiedono per i passeggeri la distanza di un metro, chiediamoci se è opportuno farlo da noi. Non sono un epidemiologo, ma mi affiderei alle migliori pratiche dei paesi europei. E quindi suggerirei per i passeggeri di bus e metro di prevedere l’obbligo di mascherina e guanti, come vogliono fare Berlino e Londra. Ma prevedere la distanza di un metro, o consentire l’accesso solo per i posti a sedere porrebbe limiti enormi, specie alle metro". 

Questa può essere la grande occasione della mobilità sostenibile, della bici, classica o elettrica.  "Non c’è dubbio che l’uso della bicicletta andrebbe incentivato in ogni modo. Può spostare qualche punto di traffico. È a costo zero per la città e a zero impatto ambientale. Ed è anche salutare per chi la usa. Oltretutto, andiamo verso la buona stagione, il che aiuta. A Milano il sindaco Sala vuole realizzare altri 35 chilometri di piste ciclabili e ha chiesto una modifica al codice della strada per poterle creare in maniera ’light’. Mi pare una proposta sensata. Per promuovere la mobilità ciclabile andrebbe potenziato anche il bike sharing, la bici condivisa, anche in modalità free floating, nella quale gli utenti prendono le bici, le usano e le lasciano dove vogliono in città". 

L’auto condivisa può servire? "È un tema interessante. I mobility manager di alcune aziende ci hanno lavorato con risultati incoraggianti. Ci sono buone esperienze replicabili. App disponibili. Va bene. Ma non aspettiamoci grandi numeri".

 

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