Mercoledì 24 Aprile 2024

Conte e il partito dei grillini duri e puri

Raffaele

Marmo

Il terremoto politico scaturito dalla guerra per il Colle ha lasciato morti e feriti, oltre che nel centro-destra, soprattutto nel già frantumato Movimento grillino. Ed è proprio dalle macerie dei 5 Stelle che potrà venire, con tutta probabilità, l’onda più alta in direzione del governo. Non tale da determinarne la caduta, ma tale da consacrare definitivamente la netta separazione tra reduci del grillismo che fu, pronti a uscire dalla maggioranza entro qualche mese, e innovatori moderati filo-Draghi, determinati a restare.

L’esplosione eclatante della contesa tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio è certamente uno scontro di leadership politica, ma è anche un duello di destini personali, soprattutto per l’ex avvocato del popolo. In quest’ultimo anno, quello che è andato in scena, è stata, del resto, solo una commedia degli equivoci per salvare il salvabile. Ma era evidente per entrambi che sarebbe arrivato il momento della verità. E questo momento ha consegnato, da un lato, un leader formale ondivago e oscillante, che è passato senza soluzione di continuità dal tavolo giallo-rosso con Enrico Letta a quello giallo-verde con Matteo Salvini, con la sola ossessione di impedire l’approdo di Mario Draghi a Palazzo Chigi. E, dall’altro, un regista silenzioso e chirurgico, che fin dall’inizio è stato fermo lungo l’asse Mattarella-Draghi. Il risultato immediato è la resa dei conti dentro il Movimento senza esclusione di colpi e di esiti, compresa una nuova scissione. Ma l’effetto a breve termine potrà anche essere l’abbandono della maggioranza da parte di Conte e seguaci per ricostruire, in una logica proporzionale, un’offerta politica ed elettorale identitaria con tanto di certificazione di purezza di Alessandro Di Battista. Mentre Di Maio completerebbe il traghettamento del grillismo governista verso l’area moderata.