Sabato 27 Aprile 2024

Condannata agente del caso Meredith Sollecito: "E diceva che era onesta"

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Raffaele Sollecito non rinuncia ad attaccare chi lo accusò di aver ucciso Mez. A cinque anni di distanza dalla sentenza della Cassazione che l’ha assolto, insieme ad Amanda Knox, dall’omicidio e dallo stupro della studentessa inglese Meredith Kercher, dopo due sentenze di condanna, si scaglia contro le poliziotte che, all’epoca del delitto, presero parte alle indagini.

"Capo della squadra omicidi quando indagarono nel caso Kercher...poi in tribunale per anni mi sono sentito dire che sono persone oneste ed encomiabili", scrive Sollecito su Facebook, postando la foto del giornale con la notizia della condanna e incassando quasi 200 like e una ventina di commenti.

Mercoledì pomeriggio, a distanza di otto anni dalle contestazioni mosse dalla procura perugina, l’ex capo della Sezione omicidi della squadra mobile di Perugia, Monica Napoleoni, è stata condannata a tre anni e tre mesi di reclusione per danneggiamento dell’auto ed accesso abusivo al sistema informatico interforze: secondo l’accusa avrebbe svolto alcune ricerche su una psicologa incaricata dal Tribunale dei minori di Perugia, nell’ambito di una diatriba personale tra lei e l’ex marito. Per lo stesso reato è stata condannata una collega. Nell’indagine erano coinvolti altri carabinieri e una poliziotta. Per tre di loro il tribunale ha pronunciato sentenza di condanna a pene tra un anno e un anno e tre mesi. Nel collegio difensivo c’era anche l’avvocato Francesco Maresca, già legale di parte civile della famiglia Kercher.

Ma l’interesse dell’ex studente di Giovinazzo è concentrato sugli investigatori di allora: in quel torbido novembre del 2007 quando procura e polizia decisero di stringere il cerchio attorno ai fidanzatini, e a Rudy Guede. Tra i poliziotti, Amanda e Raffaele, ci sono sempre state tensioni extra-indagine. L’americana li accusò in aula sostenendo di essere stata percossa per fare il nome di Patrick Lumumba: denunciata per calunnia fu poi assolta. Adesso la condanna dell’investigatrice perugina ha riacceso l’interesse di Sollecito.